SELLARONDA SKIMARATHON

Corvara, 25 marzo 2022

Gara di scialpinismo in notturna di 42km e 2700d+

Francesca Zini, DM1, Vicenza al via della Skimarathon di Corvara (gara a coppie) Ecco il suo report in “esclusiva” per i canali telematici DNL.
[in grassetto tra parentesi quadre gli ndr emozionali del webmaster Cristian fu Presidentissimo]

[Le attività istituzionali DNL sono sospese, ma quelle sul campo continuano. Non smettete di inviare i vostri report, anche se imbruttiti e logorati continueremo ad arricchire lo specialissimo archivio DNL di esperienze sportive di tipo 1!]

Sellaronda skimarathon: resoconto d’obbligo non per l’esito della prestazione stessa ma per una serie di motivi che ne rendono valida la rendicontazione: rimetto il pettorale dopo 4 anni?! (forse anche di più), prima gara davvero lunga, prima gara di scialpinismo, prima volta che indovino esattamente proiezione e strategia. Merita no?! 

Partiamo con le presentazioni: Francesca io, 32 anni tra poco, DM1 da 13 anni, multiniettiva [ma esistono ancora quelli in multiiniettiva? non dovevano finire tutti male secondo i gufi bruttomessiani … ndr ironico, non se la prenda dottoressa, prima o poi lo metteranno anche i boomer irriducibili!], testa dura tanta, mi diletto su tanti sport con discreto successo ma non sono un asso, soprattutto seguo la stagionalità degli sport.
D’inverno pratico prevalentemente scialpinismo, salire con pelli in ambiente e scendere su neve fresca, godendosi la giornata, la compagnia e il paesaggio, senza stress di tempi, l’unico stress forse  il bollettino valanghe da consultare. Bene, si capisce già da questo che sono ben lontana dal mondo delle competizioni, delle tutine li chiamiamo, quelli che salgono con le pelli sulle piste, testa bassa e tempi ben cronometrati.

Un bel giorno succede che il mio socio mi manda uno screenshot: hanno accettato la mia preiscrizione, siamo iscritti al Sellaronda, ski marathon a coppie tra le più partecipate, 42km 2700d+ attorno alle piste dei 4 passi dolomitici, di notte.
Non ci credo, subito mi incazzo. Siamo ai primi di febbraio e complice la stagione magra abbiamo messo gli sci praticamente 3 volte.
Avevamo sulle gambe non di più di 1500mt di dislivello e una 20ina di km soltanto.
Mi rifiuto categoricamente fino al 15 di febbraio di pensare che avrei effettivamente partecipato, poi capisco che ormai ero in ballo e decido di provare a testare il motore, un mese e mezzo di preparazione basterà? Con gli sci posso allenarmi solo il weekend visto che per trovare un po di neve ci dobbiamo spostare di almeno 100km, durante la settimana posso solo cercare di allenare il fiato con 10km di corsa rubati alla pausa pranzo due volte la settimana.
Ripartire a correre dopo anni non è facile e soprattutto farlo in pista ciclabile, lo odio proprio.
Vi risparmio i dettagli dei preparativi, fatto sta che facciamo la simulazione di gara due settimane prima su circuito a Lavarone, l’unico posto in zona dove ti consentono di risalire le piste senza farti la multa: facciamo 25km con 1800mt D+ quel giorno e poi basta, vengo fermata per le vesciche sotto i piedi che mi impediscono di proseguire.
Decido di risparmiare i piedi in vista della gara sacrificando parte della prova madre. In sostanza però, materiali ok, passo in salita sperimentato: 1h scarsa per 750mt con sviluppo di 6-7km; strategia di discesa: zero curve giù a bomba; strategia alimentare definita: mangiare almeno 30CHO ogni 50-60min, prima di ogni salita.
‘Non c’è giurisprudenza’ [mi piace, ndr]sulla affidabilità dei dati glicemici in questo sport: i dati che ho registrato negli anni sono molto variabili e inaffidabili, cambiano ad ogni uscita, molto spesso il freddo fa interrompere la registrazione dati, la quota mi fa disidratare e il dato risulta sempre alto, le partenze presto con colazioni all’alba sballano la mia normale quotidianità.
Di fatto quindi non ho un background sul quale contare per il trend glicemico ma la regolarità della gara è il vero aspetto positivo: 4 salite e 4 discese stessa lunghezza stesso dislivello il che lascia pensare a una ripetibilità sia dello schema motorio che dell’integrazione. [semplice, 4×4 … smart questa ragazza, ndr]

Arriviamo al giorno della gara. Ore 12 partenza da casa con sveglia regolare e colazione regolare: 2 pancake con marmellata per circa 20gr CHO, pranzo al sacco con 80gr di riso bianco (60CHO) olio, grana, spuntino previsto ore 16.30 con 20CHO di pane e fesa di tacchino. Regolari i boli (1/10 rapporto insulina carbo) Glicemia di partenza 234 stabile. Ok ora siamo pronti per lo start ore 18 a Corvara. Ci mettiamo in griglia sotto il gonfiabile Dynafit [la casa dello snowleopard di cui il presidentissimo è stato anche ambassador per un giorno, ndr], partenza in 3 scaglioni, io e Andrea, il mio socio, siamo in mezzo alla calca.
Al via il ticchettio degli attacchini fa accelerare i battiti, le solite partenze alla tonnara lasciano sempre quella adrenalina mista al “oddio mi travolgono, ma dove cazzo vanno che è lunga ancora” [caxxo, buona la prima, ndr] e per questo lascio defluire il fiume di gente cercando di prendere da subito il mio ritmo per la prima salita spacca fiato.

La salita verso il Campolongo si svolge dentro a un boschetto quasi piano, chi sa far scorrere le pelli stile sci di fondo sicuramente si avvantaggia, io invece rimango al mio ritmo un po incollata come sempre appena partita. Intanto la strada dapprima scende (e li con le pelli in discesa, sbam la prima pacca) poi si inerpica erta sulla prima pista che ci porta allo scollino direzione Arabba. Se tengo sto ritmo muoio, dico al mio socio, primo gel 23CHO già calato. Abbiamo guadagnato 15’ sul primo cancello orario. Faccio la prima discesa a canna su pista ghiacciata e laminata, la serata nuvolosa lascia spazio alle prime ombre della notte. All’arrivo in paese primo cambio pelli rapido, un thè, i complimenti di Andrea per la velocità con cui sono scesa e via che ripartiamo.
Ancora un lungo sviluppo ci porta al secondo passo in alto verso il Pordoi, e quando la salita si fa più ripida riusciamo anche a passare qualcuno, mentre ci sono già i primi ritiri. Ripenso a quanto mi ero divertita l’anno prima con la mia MTB su quei sentieri in discesa, stavo meglio di adesso mi dico.
E’ la seconda ora di gara quindi mi calo un gel come preventivato 23 CHO fino al ristoro dove aggiungo mezza banana mezzo bicchiere di the e uno di coca (stimo altri 30 CHO) glicemia 141.
Questo è il punto dove perdiamo più tempo e non so perché, sento un sacco di gente arrivare e passarci mentre noi ci stiamo dissetando. Giù a bomba verso Canazei dove la neve in paese si fa quasi poltiglia rischiando più volte di farmi perdere il controllo delle stecchette che ho ai piedi. Anche qua ci mettiamo pochissimo a scendere ma la neve impegnativa non mi permette di far riposare le gambe come speravo.
Programmo un’altra integrazione prima della salita ma mi sono ghiacciata le mani e devo attendere di riprendere l’uso delle dita prima di riuscire a scartare un gel e una gelatina, 38 CHO (181 glicemia). La salita si fa via via meno morbida, e questo ci piace, la notte si è fatta buia e questo ci piace. A rischiarare il nostro percorso le fiaccole accese e le motoslitte dei poliziotti che fanno andirivieni, qualche incoraggiamento ci arriva dagli assistenti a bordo pista che non possiamo neanche vedere tanto sono avvolti dall’oscurità. Anche questa salita è durata un’ora, ho avuto il vomito e mi sono costretta a mangiare solido, una barretta di sesamini [stima 25 gr di cho, ahi ahi, qui ci siamo dimenticati di scrivere i ciaccaò, ndr :-)] quelli sì che mi salvano sempre la pellaccia cazzo! [ehi …. caxxo seconda volta … quando ci vuole ci vuole, ndr]


Siamo al passo Sella, a -5’ dalla chiusura del cancello orario, un the e via che si va [ehi ehi, un thè zuccherato dei ristori da gara minimo 15 gr di cho, ndr].
La penultima discesa ci riporta in centro al paese di Selva Val Gardena con già 1920mt d+ sulle gambe, 125 di glicemia…e una pacca sul culo che mi sono provocata entrando di proposito in un solco di neve molle. Che sculatada (in veneto) ma non c’è tempo per badarci, il cancello chiude fra 3’ dobbiamo passare in coppia con le pelli addosso altrimenti siamo squalificati.
L’ultima salita ci attende, la più ripida con un cancello intermedio in mezzo. Ci affrettiamo, le pelli che scivolano sulle righette ghiacciate lasciate dalle fresature dei gatti delle nevi.
Sono io a scivolare di più e fortunatamente sono legata al mio compagno con un cordino per facilitare la progressione, ma giuro era più un incoraggiamento psicologico. Ovviamente con gli ultimi sforzi cominciano ad apparire all’orizzonte i primi crampi, polpacci e vasto mediale sono in pericolo.
Ogni movimento non regolare ti mette sull’attenti e ti fa scongiurare “no il crampo no!”. Dopo due strattoni per lo scivolamento, sento che il mio socio sta imprecando e lo sento borbottare “mai più una sfadigada del genere”,-  chi di spada ferisce di spada perisce- ma superato il cancello orario siamo ormai in cima all’ultima salita.
Siamo nel gruppo di coda ma pur sempre non messi malaccio, non c’è tempo per distendere i muscoli, ci fottono quelli dietro!
Via giù, verso il traguardo, senza fare curve, le gambe bruciamo, la gente impazzita ci sorpassa si capotta, perde roba ingiro..mio dio se non controllo la discesa faccio la stessa fine!
La concitazione delle altre persone mi fa avvertire di essere alla fine, il socio è distaccato, scoprirò dopo che le sue gambe non lo reggevano più.
Quando arriviamo in prossimità dei quella che era la partenza scopriamo di avere un ultimo tratto da spingersi stile fondo.
L’arrivo è un tappeto di neve bianco che ci conduce all’interno dello stadio di Corvara e proprio prima dell’ingresso attendo Andrea per tagliare insieme a lui questo magnifico traguardo poco sotto le 6h, 20min prima della chiusura degli arrivi, Il tempo che avevamo stimato, anzi 3’ in meno del previsto ci consoliamo.
[Quindi sommando cho scritti e desunti, per i 360 minuti di impegno, anzi 357, hai assunto un totale di 153 gr di cho, facciamo 160 arrotondando per eccesso, pari a 26,6 gr pro ora, lontanissima dai 70/100 gr pro ora cui arrivano gli atleti di performance assoluta degli sport di endurance che lottano per vincere ai massimi livelli, alla Van der Poel nel ciclismo per citarne uno, ma in linea con uno sforzo gestito per “sopravvivere” a una prova senza pretese e considerando l’alternanza di salite lunghe e discese veloci con evidente enorme disparità di consumi energetici. Considerazioni super spicciole, giusto per inquadrare la situazione e per farci ragionare su quanto sia importante, per chi può e vuole andare forte e performare ad altissimo livello, avere una terapia insulinica che ci consenta di assumere 70/80 gr di cho pro ora senza finire in iperglicemia. Quindi soggetti allenati che quando corrono a tutta riescano anche a ragionare, ovvero i veri campioni (per talento o per testa), tenendo sotto controllo tutte le variabili, anche quella incasinatissima del diabete di tipo 1, sia quando multiiniettivi sia, a maggior ragione, quando con microinfusore. Il prezioso strumentino andrebbe usato per portare gli zuccheri al posto giusto nel momento giusto ovvero ai muscoli e non solo per rincorrere le glicemie (… e per come la vedo io non è la stessa cosa)! Qui con algoritmi, paradigmi e impostazioni delle pompe insuliniche di ultima generazione proposte da alcuni brand per la miglior gestione io non sono tanto d’accordo. Poi non sta a me dire chi sta meglio o peggio e se glicata, time in range e deviazione standard siano gli unici indici di riferimento per dire se stiamo bene o male e se camperemmo il tempo che ci è dato vivere. Probabilmente è così, ma concedetemi il beneficio del dubbio. Passo e chiudo, ndr]

I momenti che seguono sono un susseguirsi di emozioni: siamo contenti, stremati, tremolanti, euforici e sicuramente molto sodisfatti. Mai più! ci diciamo. Ma era da fare una volta nella vita! concludiamo. 

Dopo aver sedimentato questa impresa, perché per me lo è stata, mi sono autocelebrata per aver saputo gestire tutte le variabili che avrebbero potuto influenzare negativamente la prestazione: vesciche curate nei giorni prima con una magica crema anti sfregamento, alimentazione attenta nei 5 giorni precedenti, senza sgarri con integrazione di sali, dolori mestruali curati subito con un analgesico solitamente ho molti dolori e molte variabilità glicemiche, insulinizzazione basale invariata e integrazioni oso dire (bacchettatemi!) perfette.

 

Unica pecca, e qui cerco il vostro parere: nelle ore immediatamente successive e nel giorno seguente il trend glicemico sempre superiore a 200 senza alcuna apparente motivazione, anche a fronte di una corretta integrazione post gara, con recovery proteico nella prima mezz’ora dopo, carboidrati semplici nella ora successiva e sali a seguire. Una glicemia sempre in crescere dopo sforzi prolungati anche ben compensati è una delle mie caratteristiche a cui non ho ancora trovato una spiegazione. Anche perché giuro, stavolta ho saltato il terzo tempo! [Cara Franci, situazione che anche lo scrivente ha più volte evidenziato nei suoi numerosissimi e pesantissimi report … da valutare lo sconquasso generale che sforzi probanti di endurance causano al nostro organismo … come dice il doc Vasta se a un finisher del Tor des Geants facessero le analisi del sangue 15 minuti dopo l’arrivo finisce diretto all’ospedale … ciò detto ci fidiamo della tua asserita condotta diligente nel post gara anche se non ci hai fornito dati su cho e composizione dei pasti, boli e basale … di solito si usa il braccino per timore della famigerata “post-excercise e late-post exercise hypoglicaemia”. Per i giorni successivi, ritengo necessario, specie se ci si ferma qualche giorno per recuperare ma anche se si effettua attività fisica rigenerante, di aumentare con decisione il profilo basale almeno di un 20% sin dalle ore immediatamente successive il fine gara (in multiiniettiva per forza si fa alla prima occasione in base al proprio timing di iniezione della basala, con il micro da subito). Ormoni controregolatori e tutta una serie di risposte fisiologiche non meglio determinate possono concorrere a determinare una persistente insulinoresistenza = iperglicemia nelle ore/gg successivi una prova. Non so dirti di più, chiama i nostri doc per chiarimenti. Di certo in una soggetto con diabete di tipo 1 pluriennale, ben allenato, amante delle prove di endurance “probanti” questo può capitare. A maggior ragione, per escludere che si tratti di iperglicemie da errate dosi insuliniche, bisogna rimanere sul pezzo anche nella fase post-race. Ovvero contare, ragionare e ricordare cosa si è mangiato, bevuto e rimangiato … perchè a volta dal mettere in corpo 100 gr o 200 gr di cho basta poco … gli atleti sono tubi digerenti a propria insaputa, e un piatto di pasta da 80 gr o da 200 gr ti sembra uguale. Quando il metabolismo degli zuccheri non funziona e la secrezione di insulina non è automatica, bisogna restare vigili come fossimo sul fronte a presidiare il confine dall’attacco nemico e farlo con naturale perseveranza … ndr finito]

Contenta di aver scritto, per avere memoria di questo evento e per risvegliare in noi la voglia di gare e di report DNL! Vi abbraccio a presto!

[Brava Franci, il tuo simpatico e frizzante report mi ha risvegliato dal torpore degli ultimi mesi e da una irreversibile pigritudine all’aggiornamento del sito DNL …ndr]