IRONMAN ITALY CERVIA 2018

Giuliano Melis Race Report_22 settembre 2018

Giuliano Melis FINISHER in 10h56min @ Ironman Italy 2018

Race Report > “La ciliegina sulla torta” testo di Giuliano Melis, #ditipo1 dal 1998, Cuneo

NB > Ndr = Note della Redazione by Presidentissimo autorizzate dall’autore del report

Si dice che il difficile dell’Ironman non sia la prova in sé ma la preparazione, gli allenamenti e le rinunce.

Questo è sicuramente vero, ma ad essere sincero, ho avuto il tempo di prepararlo a dovere ed è stato il completamento di un percorso, intenso e avvincente triatleticamente parlando.

L’idea di prendere parte a Ironman Italy Cervia, nasce a metà aprile, dopo una fase della mia vita piuttosto turbolenta, mentre stavo preparando il mezzo di Cannes.
Mi sentivo piuttosto bene fisicamente, avevo davanti a me un periodo con parecchio tempo libero davanti e quindi decisi di non farmi scappare questa occasione.
Tempo di passare l’estate ed eccomi ai nastri di partenza, con quasi 8000 km di bici, 1600 di corsa e almeno 250 di nuoto e 3 mezzi iron (Cannes, Ventouxman e Mergozzo) nel carniere.

Sono in forma, erano anni che non ero così magro (65 kg) [un chilo in meno vale più di smazzarsi con le ripetute, ndr]  e posso contare sull’ausilio del micro Medtronic 640 che essendo impermeabile, mi permette di tenere attaccata la basale per tutta la gara, nuoto compreso.

Oltre a tutta la “letteratura” presente su questo sito [Giuliano attento “studioso” dei report DNL anche se talvolta tardivo nell’applicazione di alcuni spunti e suggestioni, ma come recita l’adagio “non è mai troppo tardi”, ndr], ho avuto modo di provare a Mergozzo la riduzione della basale a 50% [prima Giuliano staccava il micro, quindi rimaneva senza basale. Adesso si tratta di tenere il micro acceso, anche se con insulina basale al 50%, comunque con più insulina rispetto al passato, ndr] e devo dire che ho avuto ottime sensazioni.
Unica incertezza, il sensore della glicemia correlato al micro perde il segnale a causa dell’acqua e mi da dei dubbi sulla correttezza del valore una volta ripreso il segnale.  Per essere tranquillo [dai Giuliano che sei tranquillo comunque,ndr] decido di portarmi con me sulla bici il reflettometro, per una verifica ed eventuale taratura.

Arrivo a Cervia il giovedì notte, in modo da avere tutto il venerdì per le operazioni di iscrizione.
Con me ci sono 2 miei compagni di squadra Luca e Simone con i quali condivido la vigilia. Serata carboload a base di piadina come aperitivo e 150 gr di riso a cena [stima DNL apericena+cena = 160 gr di cho: piadina 40 cho, al netto di quello che ci hai bevuto assieme e sempre se non hai preso la piadina con la nutella, il miele, i fichi, le pere etc.. Poi 150 g di riso per cena parliamo di 120 gr di cho, anche fosse quello rosso o venere o nero stra-biologico, oppure integrale supersano coltivato nelle acque più pure del mondo e tutti i risi alternativi che i maniaci dell’alimentazione, ipocondriaci a loro insaputa, sedicenti supersani ma malati di salutismo, e gli anti-risoraffinato malefico, usano al posto del classico carnaroli o del mortale riso basmati, parliamo sempre del 75/80% di contenuto di cho, e il carnaroli ha comunque un indice glicemico più basso dei risi alternativi, sempre per infierire sui salutisti “so tutto io” laureati su google che pensano di vivere fino a 120 anni felici mentre tu morirai precocemente perchè mangi quello che ti rifilano le multinazionali, SUPER NDR che non c’azzecca, ma l’editoriale con pistolotto delirante quando ci vuole ci vuole].

A mezzanotte sono un po’ altino [eh eh, sbagliato la conta dei carboidrati caro Melis … vedi cosa succede a introitare tutti quei cho andando ad occhio?, ndr] cosi integro con 1.5 u che mi regalano un 152 alle 5 del mattino (sveglia).
Colazione classica a base delle mie solite 8 fette biscottate con marmellata alle quali aggiungo una piccola porzione di torta, che copro con 3.1 u che so già mi porteranno ad essere sopra i 200 (valore che voglio ottenere) in partenza [abbiamo letto bene? valore che voglio ottenere … no Giuliano, l’alto e sicuro no! Qui c’è urgente bisogno di un camp formativo, anche se per finire un Ironman in 10 ore e 56 sembrerebbe non essere necessario frequentarlo …  cazziatone a parte possiamo ragionevolmente ritenere che il nostro Giuliano, come da precedenti, utilizzi la tecnica del bolo conservativo, ovvero di non coprire tutti i cho introitati (con 3,1 ui x 100 gr di cho stimati pur nella difficoltà di quantificare cosa intende Giuliano con “piccola porzione di torta” … copriamo verosimilmente poco più della metà del pasto) così da partire alto e secondo lui sicuro ovvero evitare l’ipoglicemia, principale preoccupazione dell’atleta con diabete? E l’adrenalina, il cortisolo e tutti i meccanismi adrenergercici tipici del pregara di una competizione. Ritrovarsi a 245 mg/dl prima di partire è quasi un miracolo, con basale al 50%.  Poi, non possiamo mica meravigliarci se il valore è ancora più alto all’uscita dal nuoto e nella prima parte di bici al netto degli errori del sensore  …. anche se, secondo me da 360 e più ci è passato davvero, considerando il ritardo del sensore, la riattivazione e soprattutto il bolo “ridotto” e la quantita di “cì acca ò” assunta di 100 gr, e forse più non potendo che stimare la marmellata spalmata sulle fb, non di certo un velo, e la quantità e il tipo di torta].

Ore 5.50, lascio l’albergo e mi dirigo a piedi circa 1.5 km in zona cambio, trovo Luca ed insieme entriamo. Verifico equipaggiamenti e pressione pneumatici ed è già ora di indossare la muta.
Come tutti temo le meduse, temo anche le ipo [e come non temerle visto che i diabetici di vecchia e nuova generazione sono stati cresciuti con la fissa dell’ipo e ovvero sport = ipoglicemia sicura e inevitabile sempre e comunque!, ndr] quindi verifico di aver con me un gel da mettere nella manica destra e scopro di averlo perso per strada. Fortuna che i miei compagni ne hanno uno da prestarmi, così potrò partire tranquillo [vorrei un diabetico che si tiene gli integratori nella muta, nelle mutande e in ogni altro pertugio perchè vuole scorte energetiche di facile assimilazione in primis per massimizzare le performance cui si sta approcciando, non solo per riparare alle ipo! Gli integratori servono per mandare carburante ai muscoli, non come kit di emergenza. Poi se fanno entrambi i lavori meglio, ma bisogna cambiare “approccio”, Sti cazzi! ndr]

Alle 7.30 partono i pro e 5 min prima, verifico la glicemia 245, abbasso la basale al 50%, [con 245 forse era il caso di tenerla al 100% e abbassarla dalla frazione in bici in poi, ma vedi dopo, ci decidiamo a buttare dentro un po’ di insulina solo dopo ore di iperglicemia conclamata, meglio se con lo spauracchio del 300, perchè un 200 va … benissimo!!, Il presidentissimo oggi è … sarcastico 😈 !, ndr] integro con mezza barretta e sono pronto.
Thunderstra,ck ac/dc accompagna la partenza, yeah inizia l’avventura.

Partenza con il metodo rolling up, ogni 5 secondi partono 6 atleti, messi in griglia a seconda della previsione di tempo nuoto, io entro nell’ora e 20, con me non ci sono esattamente delfini e squali quindi quando scatta il verde, si parte “camminando” verso il mare. Questo se non altro non mi agita, 2 bracciate e sono già in sintonia con la respirazione, sono tranquillo e nuoto sciolto.
Altro beneficio della partenza dietro, sul tracciato è pieno di meduse, anche piuttosto grandi, ma in superficie non ce n’è nessuna e non rischio mai di essere sfiorato.
Bene così, arriva l’uscita all’australiana, solo più 1600 m mi mancheranno dalla transizione e una volta arrivato al giro di boa troverò anche un po’ di corrente a favore. Vedo l’arco e archivio la prima prova in totale scioltezza.

Zona transizione lunghissima, mi cambio con tranquillità e mi porto parecchie barrette e gel con me. Sulla bici ho la borraccia sulle prolunghe con sola acqua e borraccia di sali in classica posizione. Esco finalmente e iniziano i 180 km, pedalo facile con vento a favore per i primi km.
Dopo 10 km il micro riceve il sensore e mi da un ottimo 200 [ottimo cosa?, ndr], integro immediatamente con una barretta e bevo parecchia acqua. Strategia: ingerire solidi (uso le classiche barrette cereali da supermercato circa 20 cho) [se sono le hero o le kellogs sono da 14/16 cho max, ndr] ogni 20 km e controllare la glicemia ogni 10.
Ho fatto una cavolata, voglio portarmi il più possibile con me materiali per sopperire ad una eventuale foratura, così sotto la sella ho messo un portacamera un po’ troppo grande. Questo tende a staccarsi, dovrò sistemarlo ogni tanto e mi farà perdere sul totale qualche minuto e qualche energia nervosa, pazienza è stato un errore da neofita.

Primo controllo glicemia 300, mi faccio uno 0.6 [di più no, a scendere sotto i 200 si va in ipo! Sarcastico  😈 …ndr] e decido di aspettare un attimo ad integrare.
Altro controllo al 40 km 340, strano ma sta per iniziare la salita, non faccio nulla. La supero con buon passo e finita la discesa, ricontrollo 390… inchiodato. Faccio un altro 0.7 e proseguo.
Non mi faccio mancare acqua, ad ogni ristoro bevo e riempo al volo la borraccia anteriore. 60 km, ricontrollo e niente 390, così estraggo il reflettometro e misuro glice senza fermarmi… 268.. [ottima mossa, ritarare, per carità, ma per quanto detto sopra, anche tenendo buono l’errore del sensore, e non il ritardo, ma io credo, lo ribadisco, che sui 300 ci sei stato di sicuro, comunque anche 268 non è una buona glicemia, è meno cattiva. Comunque lasciamo perdere le glicemie buone e cattive. Le glicemie sono glicemie e basta. Comunque per fortuna che avevi il sensore che sovrastimava, altrimenti con 268 non avresti fatto quelle benedette 1.3 ui di insulina (che ti saresti dovuto fare, a dirla tutta, prima o meglio qualcuna in più a colazione pesando e quantificando ESATTAMENTE i cho!), ndr]

Oggettivamente c’era un problema. Taro il micro e ingerisco una barretta, da qui in poi la strategia alimentare non cambierà.
Primo dei 2 giri ai 33 di media, avevo previsto una andatura simile. Il secondo giro invece sarà più difficile, vuoi per la stanchezza che per il vento contrario e laterale che ti costringono anche ad una guida della bicicletta decisamente più attenta.
Fortunatamente la glicemia si assesta tra i 180 ed i 200. A fine prova avrò ingerito 5 barrette, 1 gel e una borraccia di sali [in totale per la frazione bici dunque circa 120 gr di cho ovvero circa 20 gr pro ora]
Finisco la prova in 5 ore e 39, 32 km orari di media, forse avrei potuto fare meglio ma se non altro non sono stravolto [e da come hai corso la maratona hai fatto benissimo!, ndr]
Mi cambio e riprovo la glicemia con reflettometro, 174 valore assolutamente in linea con quello micro, taro e parto per la maratona.

Finalmente Giuliano è riuscito a inviarci un grafico completo … un primo importantissimo passo. Prossimamente ci aspettiamo anche l’inserimento dei grammi di cho e altre piccole statistiche interessanti su relazione tra cho e insulina, tra cho e peso corporeo, tra cho e durata performance e frequenze/WATT sviluppati, rapporto insulina kg di peso, i:cho, ultima glicata, time in range, defensive eating.  Un passo alla volta. Sul sito DNL non mancano esempi e riferimenti cui attingere!

Questa prova è quella che mi preoccupa di più, infatti in vita mia sono arrivato a correre solamente 30 km consecutivi.
Voglio tenere una andatura tra i 5 e i 5.30, rallentare ad ogni ristoro, bere molto e integrare con sali e gel.
Poi si vedrà se andrò in crisi o no. C’è molta gente sul percorso, fa caldo ma ai ristori c’è anche il ghiaccio.
Sui viali e nelle viuzze ci sono orchestre e musica a tutto volume. L’atmosfera è fantastica ma la maratona è fatica pura. Parto e corro bene all’andatura preposta e soprattutto senza mai essere in affanno, il primo giro vola via come niente, la glicemia e stabilissima ma ad ogni ristoro bevo acqua, sali e ogni 10 km gel [quindi circa 80/90 gr di cho per le 3h50 della maratona, salvo integrazioni in zona transizione o qui non citate]
La strategia dà i suoi frutti con una glicemia stabile, leggermente sopra i 200 [ovvero sempre in iperglicemia conclamata, dunque non “ideale” e di sicuro non “ottima”, sempre più cattivo  👿 … ndr], così scorre anche il secondo giro, fortunatamente fa anche molto meno caldo e l’alzarsi di una leggera brezza aiuta a regolare la temperatura.
Il terzo giro continua con la stessa andatura, sono stupito di me e più passano i km più aumenta autostima e voglia di arrivare.
Penso che potrebbe arrivare anche una crisi, ma mancano solo più 10 km e in qualche modo la sfango.
Invece non arriva, continuo a girare sui 5.30 e con una stabilità glicemica incredibile [stabilmente alta, in nome della “sicurezza”,  🙄 ndr]
Preso ultimo braccialetto ai meno 4 dall’arrivo, comincio a realizzare che il sogno si sta avverando.
Dò il 5 a ogni bambino, sorrido a chi mi incita ed eccomi felice e determinato sotto l’arco d’arrivo.
Mi giro e vedo il tempo: 10 ore e 56, urlo di gioia, volevo stare sotto le 11 ore, bene così: “Giuliano, you are an Ironman!!!!” [puoi dirlo, You are an Ironman!, ma a noi piace anche MelisMan, ndr]

Dopo, preso da trance agonistica e voglia di raccontare, ingurgito quello che capita a tiro, con dei risultati glicemici evidentemente imbarazzanti
[pure nel dopo gara, non ti sei fatto mancare nulla, ma immagino tu non abbia ritarato il sensore…. ndr]
Non me ne vogliate.

La mia stagione in sintesi: 1 iron, 3 mezzi, una staffetta diabetica, 1 olimpico e 3 report dnl… 40 anni, 20 anni di diabete esatti e 1 cambio di lavoro. Non temete però, continuerò a essere l’incoerente diabetico che lavora nei dolci [ma non solo per quello …ndr]
Ci vediamo ad Abano terme anche per questo.

[NDR in forma di lettera aperta:
Carissimo Giuliano, grande performance! Per fortuna però che ci siamo noi di DNL. Uno fa un Ironman in 10h56, forse il più veloce di sempre nella storia del triathlon italiano, almeno fino a quando non ci prova Mangiarotti! e ti facciamo i cazziatoni.
Non è tutto cio fantastico! In altri luoghi e in altre situazioni, ti avrebbero celebrato a vita anche perchè dei “contenuti” non gliene frega niente a nessuno!
Basta solo fare la marchetta e divulgare il messaggio! Ma senza un racconto sincero (e circostanziato, cazziatoni inclusi) NON c’è nessun messaggio! Solo disperazione o quando va bene compassione (sono criptico, ma se passate a rifletterci un paio di ore e guardate cosa c’è su internet converrete con me! Ma state allegri, su internet trovate anche i report di DNL!)
Dunque, dal punto di vista metabolico, con gli ndr ti abbiamo un po’ massacrato, ma solo per stimolarti a quell’auspicato approccio “evolutivo” di cui DNL e lo scrivente (con cui  c’è intesa e lunga amicizia) da tempo blaterano.
Tutti i cazziatoni sono stati prima richiesti e successivamente autorizzati da Giuliano Melis … giusto per tranquillizzare il lettore più sensibile.

Sicuramente Giuliano è atleta che si sa gestire, ovvero che ha un compenso buono o per lo meno discreto nel suo quotidiano, oltre ad aver conquistato una forma fisica e una condizione atletica ottimale in questi mesi di duri allenamenti (e comunque ha una buona genetica e un passato da FORTE CICLISTA).
Dunque il suo fisico, sotto tutti i punti di vista, si può permettere di gestire e ben sopportare anche situazioni di glicemie non ottimali, perchè il buon compenso preesiste, attinge e, direi in questo caso, sopravvive alla performance!
Diverso il caso di una persona mal gestita, mal allenata, mal adattata a questo tipo di prestazioni, mentalmente emotiva con carenza di accettazione della patologia e uso della performance come rivalsa verso il destino ingrato, che durante una prova come questa vive una cattiva gestione glicemica. Allora sì, il “mostro” diabete può presentare il conto, e uso la parola “mostro” provocatoriamente, riferendomi a qualche triathleta strapubblicizzato del recente passato, e ahimè anche presente, che questo termine usava nel descrivere il suo rapporto sport e diabete. Fatevi un po’ di ricerca su google e lo trovate, nome, cognome e fanfara celebrativo-compassionevole mediatica inclusa.
Quindi riepilogando, bravo Giuliano!
Per ben performare è quasi più importante sapersi gestire nei 364 giorni e 13 ore restanti dell’anno, rispetto alle 10 ore e 56 minuti di durata di un Ironman come nel tuo caso.
E io che mi lamentavo del mio 182 di media su 108 ore durante la Swisspeaks 360. Tu mi pare abbia strappato un “ottimo” 222 mg/dl di media sulle 24 ore. Sempre sarcastico ovviamente 😈
Tuttavia auspicare o ricercare la glicemia a 200 o giù di lì quando facciamo sport di endurance, ovvero autopilotare l’iperglicemia volutamente (non come cosa che capita) per sentirsi “al sicuro” è un approccio vetusto, superato e non utile, così come ai tanti camp DNL del recente e non recente passato abbiamo approfondito con l’ausilio di dati e autorevoli presentazioni dei nostri super Docs, che su questo tanto hanno studiato anche grazie alla disponibilità di cavie #ditipo 1 sul campo e ai TANTISSIMI report pubblicati su questo sito, inclusi i tuoi!
Ad Abano Terme anche di questo discuteremo di NUOVO visto che sembra necessario un RIPASSO.
Un abbraccio. Tanti cazziatoni, tanto onore! Presidentissimo, ndr]