DMC TRAIL – DIABETENOLIMITS MASTER CAMP
Laboratorio endurance per atleti con diabete di tipo 1 in ambito “REAL-LIFE”
Disciplina > TRAILRUNNING
– 3 febbraio > test incrementale di soglia Vo2max e anamnesi atletica/ metabolica
– 4 febbraio > partecipazione competizione 6 Ore Pastrengo Trail in Team Duo
– 5 febbraio > valutazione del recupero con allenamento “lipidico” a digiuno
DMC TRAIL: IL NOSTRO OBIETTIVO
Nella pratica sportiva con diabete di tipo 1 spesso le considerazioni prettamente terapeutiche, quando non “glicemiologiche”, hanno avuto il sopravvento rispetto alle considerazioni fisiologiche/atletiche. Se questo si può in parte spiegare con l’apprensione e la difficoltà di molti atleti DMT1 nel “gestire” il proprio metabolismo a insulina esogena in ambito sportivo, non meno rilevante è la scarsa conoscenza della fisiologia dello sport: tutto o quasi viene deciso in base ai valori glicemici rilevati (e talvolta alla terapia in atto), senza considerare altri importanti aspetti come intensità, durata, performance, ambito competitivo/non competitivo, livello di allenamento dei soggetti, vie metaboliche utilizzate, abitudine al gesto, distretti muscolari impegnati, condizioni ambientali, ruolo degli ormoni controregolatori, solo per citarne alcuni.
Pertanto, la classica formuletta “se la glicemia è pari a x allora devi integrare y o ridurre la dose di insulina di z” appare inadeguata, per non parlare dell’applicazione dI alcune linee guida (se glicemia minore di 100 mg/dl o maggiore di 250 mg/dl interrompere l’attività!) o all’inevitabilita dell’ipoglicemia.
Questo è particolarmente vero quando si parla di atleta DM1 e “endurance”, ovvero di prove che si protendono da una a piu ore e che richiedono lunghi periodi di adeguata preparazione e un impegno atletico notevole.
Vorremmo dunque indagare l’efficacia e l’applicabilità di una strategia delle integrazioni di CHO orientata alla massimizzazione della performance in atleti con DM1 durante una prova di endurance (trailrunning) della durata di circa tre ore in circuito sterrato da 6,5 km e 300 d+ ca.
Si tratta però di provare a massimizzare la prestazione su basi prevalentemente fisiologiche, cui eventualmente adeguare la terapia insulinica (e non viceversa). Tutti i partecipanti dovranno provare a “inseguire” questo obiettivo, ovvero “integrare” con CHO fino al massimo tollerabile (individuale) e di giostrare sulla dose insulinica (basale o bolo) per mantenere la glicemia entro range accettabili.
Secondo la letteratura scientifica, l’assunzione di maggior quantità di CHO (anche fino a 1 gr x kg x ora) si traduce in un miglioramento della performance atletica.
Ma questo cosa significa in termini pratici? E’ sempre vero? Vale anche per gli atleti con diabete di tipo 1? Quali CHO? Ai vantaggi nella performance possono contrapporsi svantaggi di altra natura (digeribilità, nausea, iperinsulinemia, iperglicemia)?
Nelle prove di endurance è fondamentale inoltre avere un “motore” che sappia massimizzare l’uso dei grassi (FFA), il cui utilizzo è però inibito da alti valori di insulinemia.
Queste considerazioni valgono anche nel caso di insulina esogena come per i DMT1?
Gli atleti più efficienti cosa faranno? Sfrutteranno semplicemente la potenza lipidica o proveranno ad assumere più cho e quali?
E all’uopo aumenteranno l’insulinizzazione o riusciranno comunque a metabolizzare i cho sfruttando l’aumentata sensibilitàall’insulina in circolo/residua?
Gli atleti più performanti e più aderenti al protocollo delle integrazioni proposto, saranno anche quelli che dimostreranno le maggiori capacitàdi recupero?
Agli atleti presenti proporremmo un approccio tendenzialmente “aggressivo” da tutti i punti di vista: PRESTAZIONALE (tenendo un ritmo elevato per tre ore di fila), ENERGETICO (integrando abbondantemente), TERAPEUTICO (insulinizzazione “generosa”), MENTALE (concentrazione e attenzione nell’esecuzione del gesto e nella comunicazione di dati e sensazioni).
I soggetti con DM1 selezionati dovranno impostare un ritmo di gara impegnativo con carichi importanti e frequenze cardiache elevate (non potranno scegliere di andare “piano”, ma al meglio delle loro possibilità, così come evinto da anamnesi, curriculum atletico, test, dati e sensazioni raccolti durante le varie fasi).
Oltre alla prova di endurance, il giorno precedente gli atleti saranno sottoposti a un test di soglia per l’individuazione della Vo2max e delle zone di lavoro metabolico. Il giorno successivo, invece, dovranno sostenere, di primo mattino, un allenamento a digiuno a ritmo lento della durata di circa 1 ora per verificare recupero e risposte glico-metaboliche nella fase “post-exercise”
Nel consigliare e nell’agire, riusciranno atleti e staff a supporto a ragionare non solo in base alle glicemie ma soprattutto alle regole della fisiologia e dell’obiettivo atletico e così trovare il giusto mix terapeutico-atletico che consenta di assimilare la quantità di CHO necessaria, ottimimizzando la performance senza necessariamente pregiudicare il buon compenso (e viceversa) ?
Siamo qui per provarci, senza necessariamente trovare una risposta a tutte le domande, ma sperimentando sul campo il nostro potenziale atletico, la nostra capacitàdi gestione della terapia insulinica e della strategia nutrizionale (prima, durante e dopo la performance), con un approccio globale all’atleta con DM1, che tenga conto (da parte di tutte le figure coinvolte, siano esse atleti, allenatori o operatori sanitari), non solo degli aspetti strettamente glicemici, ma anche e soprattutto dei parametri fisiologici-atletici (intensita, impegno e durata dell’attivitàsvolta da cui derivano differenze nei substrati energetici utilizzati, nelle vie metaboliche attivate e nelle risposte glicemiche osservate).