Winter Raid Sorrento Amalfi 65k 3500d+

22-23 febbraio 2020

Winter Raid After 8 > Sorrento Amalfi

testo, dati e considerazioni di Cristian Agnoli, persona con diabete di tipo 1 dal 2005

17 Raider of Distinction alla volta di Amalfi in modalità trail, in autosufficienza:
15 ore e 30 tra sentieri e montagne della penisola sorrentina e della costiera amalfitana, 65 km e 3500 +.
Un capogita di tipo 1 sui cui fare totale affidamento!

Di tipo che?

Qui di seguito i dati di gestione metabolica  (specchietto) e alcune considerazioni personali come al solito senza troppi peli sulla lingua.

Se trovate noiosi raw data  e pistolotti, provate con la cronaca del Raid
a questo link… 

#raidisthenewtrail #type1people #WeAreReliable

Raid Data Disclosure
Lo specchietto qui sotto unisce profilo glicemico, integrazioni e terapia insulinica allo sviluppo orario, chilometrico e altimetrico dell’uscita Winter Raid.
Come sempre in inverno mi assopisco un po’: pur mantenendo uscite settimanali regolari, sia in bici, sia sui piedi, sono sempre un po’ lento nel ritrovare la ambita brillantezza.  Sto comunque, lentamente, costruendomi una buona base e la gamba migliora giorno dopo giorno. Qualche acciaccio muscolare e alla schiena mi ha perseguitato e talvolta impedito di svolgere quei lavori di qualità che avrei voluto già inserire nei miei programmi ma che rimando a problemi risolti. Non sono più un ragazzino, ma sento che il problema è più nel telaio che nel motore.
In ogni caso questa uscita ha rafforzato la mia botte aerobica lavorando sempre sotto soglia in zona 1 – 2. Non ho avuto episodi di stanchezza o scarsa efficienza. Ho superato benissimo la notte, senza sonnolenza, anche grazie a un buon sonno e a una trasferta ben gestita nei giorni precedenti.
Il profilo glicemico è più accettabile con una media glicemica di 159 mg/dl nell’arco delle 24 ore.

   
Il sensore ha sempre funzionato, ho tenuto sia il telefonosia il trasmettiore protetti durante la notte per evitare il messaggio di bassa temperatura.
Le integrazioni totali (esclusi pasti pre e post attività per un totale di 235 gr di carboidrati) ammontano a “soli” 169 gr di carboidrati (10,3 gr pro ora) in linea con lo sforzo prolungato ma moderato.
In prevalenza ho assunto barrette (alcune bio a base di amaranto e altri ingredienti intriganti prodotte da un amico) e cibi solidi, anche in considerazione dei ritmi pochi intensi. Acqua quanto basta e sorsi di bevande zuccherine made in Atlanta 🙂
Per quanto riguarda la terapia, essendo sempre in basal bolus, ho mantenuto una basalizzazione standard (19 ui h 13.00) che è stata perfetta per evitare episodi ipoglicemici e sufficiente a contenere picchi glicemici a fronte delle integrazioni: solo dopo il ristoro a metà prova dove ho assunto un quantitativo di cho che avrebbe richiesto ritmi superiori oppure un microbolo contenitivo mi è scappata via la glicemia per un breve lasso di tempo.
Non ho effettuato nessun bolo durante l’esercizio fisico, a parte la basale. Boli di insulina prandiale invece nei pasti pre e post uscita, con rapporto insulina:cho pressoché invariato (1:12 vs 1:11)
Ho iniziato la prova a “sole” due ore dal bolo della cena: ciò nonostante,  ho effettuato la prima integrazione dopo quasi due ore di corsa. Ovviamente se avessi affrontato la prova a ritmo gara le cose sarebbero state diverse, ma avrei avuto anche strategie alternative: a) allungare il tempo tra pasto e partenza b) programmare una integrazione di cho anticipata, tipo a 40/50 minuti dalla partenza per sopperire all’insulina attiva in circolo, a fronte magari di un pasto più leggero.
Sto attraversando un periodo di discreto compenso con A1C stimata 6.9% sui 90 giorni e con tempo nel valore stabilito (TIR) degli ultimi 14 giorni di
3% inferiore a 70 mg/dl
84% 71-180 (di cui il 59% tra 70 e 138)
13% superiore a 180
a fronte di un defensive eating (DE) pari all’1% del mio fabbisogno totale di carboidrati giornaliero che in questo periodo, per inciso, è di 288 gr die.


Per quanto mi riguarda, non considero recepibile nessun dato su glicata se non accompagnato da tempo nel valore stabilito e incidenza del defensive eating.
Solo la lettura incrociata di questi tre elementi (A1C, TIR, DE) fotografa la realtà della nostra gestione senza il bisogno di andare a guardare altri parametri troppo specifici e da scarico dati compulsivo, peraltro facilitato dal miglioramento dei software e dei sensori, ma che senza un parallelo percorso autocritico non ci garantisce altro che un eccesso di dati che nessuno ha il tempo di leggere, a meno di non ridurre il numero di pazienti per diabetologo a poche decine o al person to person.
Ripeto con A1C, TIR e DE oltre qualche domanda mirata su stile di vita e gestione terapeutica etc.  la valutazione del compenso metabolico del soggetto con diabete di tipo 1 è pressochè infallibile, a mio modesto e non vincolante avviso. E con risultati identici a prescindere dalla tecnologia utilizzata per somministrarsi insulina (penne o micro).
A proposito di micro, il mio annunciato passaggio al micro è spostato al prossimo autunno inverno, ma tranquilli, ci passo così almeno potrò mangiare più spesso la pizza, sgarrare e correggermi senza dover andare al bagno a farmi l’iniezione 🙂

Would you go for a Raid with this Man? 

Quando alla prima base vita di Valtournenche al Tor des Géants2019 incontrai casualmente l’atleta con diabete di tipo 1 Stephen England, avemmo un simpatico scambio di battute in cui il brillante yankee, dopo aver notato che correvo senza assistenza ed avevo le idee chiare su cosa fare, concluse dicendomi: “You are Reliable!” (tu sei affidabile!)

Quel “reliable” mi è frullato in testa per un po’ durante la gara, nel senso che mi ha fatto ricordare alcuni concetti di base del mio approccio alla pratica sportiva di endurance con o senza diabete di tipo 1, su cui, dopo alcuni mesi di silenzio, torno a ragionare in maniera sconclusionata ma spero efficace sul sito DNL.

Il concetto di fare affidamento a qualcuno per chi va in montagna o in escursione (a qualunque titolo) è di per sè questione delicata, in quanto, come cita un testo di recente pubblicazione, ne derivano una montagna di responsabilità.

Eh sì, cari amici, che si tratti di una più o meno casuale uscita tra amici o una spedizione organizzata, la responsabilità è sempre su colui che per esperienza, autorevolezza e curriculum è ritenuto dagli altri, anche se a sua insaputa, la persona su cui fare affidamento.

Ma dov’è che voglio arrivare? Come al solito per iperbole e arrampicandomi sugli specchi proverò a meglio articolare il profondo messaggio provocatorio di questo mio breve pistolotto teso a risvegliare le coscienze di tutti i tipi (1,2,3,4,5 … all’infinito)

Se escludo i primissimi mesi di attività sportiva con diabete di tipo 1, ho subito maturato un approccio disincantato allo sport, che per me doveva essere semplicemente praticato per ragioni che non avessero a che fare con il dimostrare qualcosa, o per emanciparmi dalla mia condizione patologica, ma semplicemente perché, a torto o ragione, mi piacciono gli sport di fatica, possibilmente traendone giovamento a 360 gradi.

E cercando anche di capirne un po’ di più, dal punto di vista della preparazione e del mio imperfetto metabolismo, da cui non posso esimermi nella mia ricerca continua del miglioramento.
Finchè possibile anche migliorando la performance, e poi lavorando su i mille altri aspetti che rendono piacevole il muoversi per montagne a piedi o il pedalare per le strade di tutta Europa.

Il fatto di averlo fatto, raccontando sempre o quasi, la mia gestione metabolica in maniera precisa e rigorosa mi ha reso “identificabile” come quello che ha il diabete di tipo 1 ma, alla fine, paradossalmente, ha fatto passare in secondo piano, se non scordare del tutto, a chi mi gira intorno la mia condizione patologica (uso di insuline, l’ipoglicemia, l’iperglicemia, le possibili complicanze … brrrrr!).

Chi si allena con me o che, qualche altra volta, addirittura, accetta di affrontare itinerari sconosciuti su terreni impervi (e qualcuno ha scelto anche di farci una famiglia con me, altri di lavorare con me…) si affida alla mia esperienza e alla mia capacità di saper gestire un’ampia gamma di situazioni senza farmi trovare imprepararato. Punto.
Poi gli posso stare sui coglioni, ma è per quello che non viene. Per lui sono comunque “reliable”, probabilmente il più antipatico e scorbutico degli affidabili.

Ecco a cosa mi riferisco quando scrivo l’ashtag #wearereliable …la vera emancipazione dell’atleta con diabete di tipo 1 è semplicemente quella di garantirsi l’affidabilità attraverso la visibilità. Visibili ma irriconoscibili scrivo da tempo. Ma temo non pienamente compreso nemmeno dai fedelissimi DNL.
Visibili significa “raccontarsi” ma senza gridare ai quattro venti record da strapazzo o creando iniziative per autocelebrarsi in nome della solidarietà verso le persone con diabete di tipo 1 (eh sì perchè va sempre specificato il tipo, ma non per dire che il diabete di tipo 2 è meno grave, ma solo che è cosa diversa!). Visibili significa esprimere il proprio potenziale senza il bisogno di sottolineare ogni volta le innumerevoli difficoltà che la patologia comporta.

Questo il mio modestissimo parere in un paese (o in un mondo?) ipocondriaco e starnazzante da cui nessuno, scrivente incluso, è escluso, ma per lo meno senza continui richiami compassionevoli alla nostra condizione di categoria protetta, velatamente reclamando per me una mascherina ai tempi del coronavirus o telefonando al mio diabetologo chiedendogli se devo venire comunque in ospedale per la visita di controllo sperando che lui mi dica “no, non venire!” perchè in fondo ci caghiamo sotto … abbiamo tutti una paura fottuta e facciamo i coraggiosi.
Ecco io ho paura, non ho coraggio come quelli che scrivono gli articoletti su lettera43 e affini e crescono giovani con diabete di tipo 1 nella paura e nella mancanza di autostima. Ma cosa vogliamo da una generazione di educatori (genitori) che svuotano i supermercati alla prima pandemia … pensando che sta arrivando la fine del mondo!

Per ora uno dei pochi di tipo 1 “irriconoscibile” che porta in giro 16 persone per monti di notte ai tempi del coronavirus, rischiando pure di essere ritenuto responsabile se capitasse qualcosa, sono io!
Ma tranquilli, il giudice mi assolverà perchè ho il diabbbbete di tipo 1. C’ho l’esenzione! Sono categoria protetta!

Siamo padri/madri di famiglia, siamo lavoratori, imprendiori, siamo persone …. E che cazzo!

Diabetici di tipo 1 uniti in rete … mi avete rotto il caxxo!
Scrivo questo pezzo dopo che, per la seconda volta in dieci anni, per famigliarità, eseguo una colonscopia per mia fortuna immacolata. Probabilmente dopo aver avuto una sonda nel deretano per 20 minuti, anestetizzato per carità, e due giorni a brodino e bustine di citrafeed uno scrive un po’ più … sciolto!
Would you go for a raid with this man?