SUDTIROL ULTRASKYRACE

Bolzano, 28 luglio 2017

Cristian @ SudTirol Ultraskyrace
Bolzano, 28 luglio 2017 • h 20.00

F I N I S H E R
h 00:11 del 30 luglio 2017 > ARRIVATO!

45° ASSOLUTO in 28 ore 11 minuti …
“Solo” a 9 ore e 37 dal vincitore! 🙂

FINISCHER UM JEDEN PREIS [FINISHER A TUTTI I COSTI]
Testo, testa, gambe, cuore e polmoni di Cristian Agnoli

#tantorumorepernulla #Cacciatoredell’inutile
Occhèi, sono finisher o meglio “finischer” visto che siamo nella terra del bilinguismo tirolese.
Ce l’ho fatta!
Il “cacciatore” ha conquistato la sua medaglia dell’inutile.
A Bolzano mi sono ripreso quello che ho perduto a Cortina.
Dunque tanto rumore per nulla …
Una medaglia non ti cambia. Siamo quello che siamo, e non ci possiamo fare nulla.
Forse ha ragione il mio amico Andrea Guerra: l’importante è piacersi quando ti guardi allo specchio!
Finita una gara,dunque, fondamentale è rimanere sè stessi, quando va bene e quando va male.
Filosofia spicciola, ma su cui riflettere nell’era dello sport amatoriale ad ogni età e ad ogni livello come mezzo di ricerca dell’autostima perduta … mumble mumble.

#MEINSUDTIROL [la mia Sudtirol]

#primotiro… alle venti si parte. Da Piazza Walther alla Croce di Renon.
Duemiladipiù tutti d’un fiato.
Musica e folla festante. Bastoncini allacciati.
Ecco e adesso su, senza esagerare. E’ lunga.
Soprabolzano … è già il tempo delle lampade frontali.
Si va! Dal caldo di valle alla frescura del Renon.
W l’anguria e w la zuppa.
A 2200 quasi tremo dal freddo. Dentro il gazebo: manicotti, gilet, morf. Fuori!

#secondotiro … Dalla Croce di Renon alla Totenkirche 11k e 700d+ … la nebbia, le bandierine, i bollini gialli. Panorami pochi, concentrazione tanta. Un vero segugio a caccia del tracciato. Balisaggio perfetto. Ma serve attenzione. Anche quella costa fatica.
Ancora salita, dura e pura. Conquisto la forcella Sarentina. Wow! Felice!
Ristoro: anguria e minestrone. Ripetere. Sempre. Borracce piene.

#terzotiro … alla Croce di Lazfons. Adesso in compagnia. Niente nebbia. Cielo stellato. Sono solo 9k e 250d+.  Dove è facile, io faccio fatica. Tra malghe, prati, pascoli e … sentieri.
Malga Lasfonz … minestrone, anguria e la crostata di marmellata più buona del mondo. Un bagno pulito e appartato per stare al calduccio, guardarmi allo specchio e ributtarmi nella mischia. Temperatura: 8° gradi, forse meno. Sempre over 2000.

#quartotiro .. Montagna vera, rocce, trasversi, massi. Alla Forcella Vallaga: 11 k e 700d+. In scia a un gruppetto. Poi alzo il ritmo. Di nuovo solo. Ci provo un po’. Alla faccia del “nel dubbio rallenta”. Incontro l’alba sullo spettacolare Tellerjoch … salita tosta su sfasciume di roccia. Poi discesa da prendere con le pinze e breve ultima fatica per trovare il Rifugio Vallaga … una favola. I colori dell’aurora.
Ristoro basico. Zuppa e grissini salati. Seduto su una comoda sdraio con vista.

#quintotiro … 9k 500d+. Al Passo di Pennes. Il sole di prima mattina. Un po’ di fatica. Qualche catena, qualche cordino. Quello che corre in braghette e camicia a quadri e ti svernicia. In salita non esagero, perchè non ci riesco. Come vorrei poter esagerare. Voglia di base vita. Salite brevi e secche. Calma e perseveranza.

#sestotiro … Passo Pennes. Borsa, cambio, to do list. Con grazia ed eleganza. Lento e agitato nel cambio d’abiti, mente bacata: un passo per volta, la sequenza delle cose da fare. Ci vorrà il tempo che ci vuole … Pastasciutta, tante pappe … e anguria, of course! Quaranta minuti e mi sembra di essermi fermato da trenta secondi. Via per Ebenbergalm. Sembra scorrevole, ma non lo è. Invece della ripresa, i cattivi pensieri … prima o poi dovevano arrivare. Sono lento. In salita arranco, in discesa m’incarto.
A valle, la cementata interminabile, un po’ di caldo. Quota 1500 circa. Superata la sedicesima ora di gara siamo nella zona grigia. Mumble mumble … i fantasmi della LUT.
Arrivo al ristoro. Tavoli, gazebo, il bus navetta per i ritirati … diavolo tentatore!
Resisto all’abbandono ma cedo volentieri al cibo. Sti cazzi! La pozione magica: minestrina, pasta in bianco e anguria. E un buon caffè. W il ristoro!
Non lascerò nulla di intentato! Parola di lupetto! Ci è mancato poco …
Un miracolo!
Le vette, le nuvole minacciose, la reazione, il richiamo della montagna. Dai dai!

#settimotiro … Alla Hirzerhutte. Fanculo, il tempo tiene, le gambe ci sono. Riparto, cattivo! Taglio i tornanti e i canaloni a tutta VAM fino ai 2629 metri della vetta. Avanti così. O la va o la spacca! Esagero un po’, ma se non esagero, mi fermo.
Mi sento forte, troppo forte. E non lo sono affatto. Un po’ mi illudo. E’ lunga Cristian, è lunga. Ma non si può mica giocare sempre in difesa.

#ottavotiro … Alla Meranerhutte. Cacciatore di montagne, in salita e discesa. Fresco come una rosa, o quasi. Qui mi sono proprio divertito. All’attacco. Recuperando posizioni. Tante, troppe, non posso continuare così. Simon, il teutonico silente ma sorridente. Sguardi di intesa. Tira e molla. Non ce lo diciamo, ma ci stiamo simpatici.
Ora a centrocampo. Tiriamo il fiato prima della resa dei conti.
Ancora efficiente, ma non più così efficace. Il Giogo Piatto e il sentiero E5. Si sale tra rocce, macereto e qualche catena. In discesa … lo stesso. Montagna cazzuta. Meranerhutte dove sei? Dietro ogni curva una salita.
Il ristoro che non arriva mai, le salite che non finiscono mai. Simon passa avanti.

#nonotiro … dai che è fatta! Mai dire mai. Rilassarsi non è permesso. Cattivo, cattivo. Facile a dirsi, ma non c’ho più la grinta del furetto. Simon mi guarda, io gli faccio di no con la testa. “Erholung fur mich!”
Pausetta per riordinare le idee, sfruttare un bagno pulito e provare a ripartire …
Si comincia a scendere? Macchè ancora d+ … gli omini di pietra.
Sentiero facile, da corricchiare. Ora in compagnia di Anton, che però è più stanco di me.
Corsa niet, solo passo spinta. Ma le velocità necessarie sono altre.
Questione di testa più che di gambe. Ma nel trail sono tutt’uno.

#decimotiro … Da Moltner Kaser a San Genesio. Si riaccende la frontale.
Un bicchierone di cocacola. L’amico Grip a darmi la carica e scattare foto come fossimo ai tempi de l’UTMB. Stessa determinazione. Lui alla fine crede in me più di me.
Perdo Anton, ma ritrovo altri compagni di viaggio. Per fortuna.
Io non ho più voglia di navigare.
In coda, per essere finisher a tutti i costi … Ne vale la pena? … Sì, no, ni … l’ultratrail non vuol pensieri.
A testa bassa … seguire le bandierine e i segnali fluo.
La ciclabile per San Genesio … ma non era tutta discesa? Odio le piste battute!
Endlich San Genesio!

#undicesimo e ultimo tiro … ancora il Grip. Le foto. Le scarpe da sistemare. Acqua frizzante. Dai è finita. “Vattenne” Grip o salgo in macchina!
Giù per il sentiero nr 2, lampada frontale oramai fioca. Cinque chilometri di sofferenza silenziosa: massi e sassi prima, asfalto duro e ripido poi. I piedi fanno male.
Suonano le campane della mezzanotte. Le luci della città ma la pianura non arriva mai.
Un chilometro di ciclabile al piccolo trotto. Entro nella finish line, niente musica, annuncio sottovoce: lo speaker dai toni pacati e dall’accento teutonico, il clap clap del Grip, il sorriso dei volontari. Tra muti applausi e occhi sgranati: sono FINISHER! A tutti i costi, piaccia o non piaccia.
Un tempo non mi piaceva, adesso mi piace di più.
Se ne vale la pena non lo so ancora. Oggettivamente no. Soggettivamente sì. Ed è questo che conta.
I panni sudati, la puzza di cagnone, lo zaino inzuppato.
Un po’ d’acqua frizzante, la medaglia, la maglietta finisher rigorosamente taglia “esse”.
Una birra por favor.
Doccia, cambio d’abiti, abbraccio al supporter, branda sotto la tettoia.
Due ore di sonno e poi si torna a casa. Sveglia con la pioggia. Bolzano di notte. Le prostitute alla stazione. Il treno delle cinque mi aspetta! Spirito Trail! 


#ATHTLETIKLICH [ATLETICAMENTE]
Faccio fatica a valutare la prova. La Sudtirol è considerata una tra le più toste del panorama trail italiano, ma ha avuto una percentuale di finisher del 58%, superiore alle altre due gare del weekend Orobie Ultra Trail e Walser Trail che non hanno superato il 50% (a causa di caldo soffocante e temporali cattivi in quota). Sulle Alpi Sarentine invece condizioni climatiche perfette, altrimenti avremo visto anche qui altri numeri.
A parte i 30 gradi alla partenza a Bolzano, già dopo la prima ora di gara, si stava bene, in quota faceva addirittura freddo e durante la giornata sole e nuvole si alternavano e dunque caldo vero non ne ha mai fatto. I temporali ci hanno graziato (almeno per quelli arrivati entro le 30 ore). Organizzazione perfetta, balisaggio impeccabile, ristori adeguati.
28 ore sembrano tante, ma al di là del “best scenario” che immaginavo tra le 25 e le 26 ore, mi sono attestato entro i tempi massimi immaginati: mi interessava non prendere più di 10 ore dal vincitore. E ci sono riuscito … ne ho prese 9 e mezza 🙂
Sempre per mettere nero su bianco chi sono quelli che vanno forte, chi sono io e quanti ce ne sono che stanno nel mezzo.
Ho sofferto per assurdo i tratti più corribili: da Passo Pennes a Ebenbergalm e da Meranerhutte all’arrivo. Sono invece andato meglio nei tratti ostici: nella nebbia prima di arrivare alla Totenkirche, sullo tratto per Tellerjoch e nelle due salite verso Alpler Nieder e Giogo Piatto.
In discesa così così, ma un po’ meglio del solito.
Non ho studiato bene il finale di gara e questo mi poteva costare caro se fossi rimasto da solo perchè ero un po’ spaesato. Ma mi sono accodato a un paio di altri concorrenti con cui ho condiviso l’infinita pista sterrata per San Genesio.
All’ultimo ristoro mi sono completamente rilassato, anche per la presenza dell’amico Grippo, e mi sono buttato a valle con calma ma soffrendo terribilmente l’ultima ripida parte su asfalto dove i piedi mi facevano male e non sapevo più come gestire l’appoggio.
Quest’anno avevo programmato la stagione solo per fare la LUT, la gara veloce e su terreni “facili”, dove mi sono ritrovato “quitter” quando pensavo di finirla “facile”.
Sono finisher invece alla SudTirol, su terreni cui mi sono abituato dopo la PTL ma che quest’anno non avevo allenato troppo.
Analisi in rewind a parte, nella migliore delle ipotesi avrei potuto chiudere tra le 26 e le 27 ore.
Sicuramente per come mi viene facile attaccare certe salite, credo di poter andare più forte di così. Ma il trail è fatto di salite, tratti corribili e discese. Bisogna mettere assieme le tre dimensioni. Forse dovrò cambiare qualcosa nella preparazione se voglio aumentare i miei ritmi sostenibili sulle “ultra”, altrimenti dovrò dedicarmi alle distanze più brevi, fino a max 60 km, dove mi viene più facile esprimere il mio piccolo potenziale. Forse è solo questione di adattamento. Alla fine quest’anno ho fatto solo trail.
E non mi capitava da tempo. E probabilmente farei bene a continuare così per arrivare al 2018 al 100% ottimizzato mentalmente, muscolarmente e atleticamente in modalità off-road e rinunciando alla tentazione dello stradismo.
Per carità va bene così, dopo la PTL mi ero ripromesso un anno di “stasi” in transizione per evitare di finire “invasato”: questa gara un esame di riparazione (dopo la bocciatura alla LUT) cui chiedevo solo di capire se c’ero ancora o no. E propenderei per il “ci sono ancora”.
Comunque se voglio continuare  (e sì, lo voglio!), anche a 46 anni quasi suonati credo di avere le motivazioni giuste per correre (salvo episodici e fisiologici tormenti) ma devo limitare gli errori allo zero virgola, perchè più gli anni passano, più è difficile porvi rimedio. 

#STURMUNDDRANG [IMPETO E PASSIONE]
La preparazione atletica e la genetica ovviamente sono prioritari nel determinare la performance. Ma dove non ti portano le gambe, ti dovrebbe portare la testa e, quando anche questa ti abbandona, diventa una questione di cuore. Così arrivi alla fine senza rimpianti. Perchè hai dato tutto, fino al midollo. Dono o non dono, senti che hai fatto il massimo. Ecco non mi sento così. Non ho lasciato nulla di intentato per finire, ma non mi sono speso per dare il meglio di me. 
Le gambe ci sono state a metà o meglio a intervalli. Efficiente sì, ma non sempre efficace.
Fisicamente ero a posto. Quasi al top. Ai ristori, tanto per cambiare, più volte i volontari (come mi capita spesso) mi osservavano increduli perchè avevo tono di voce deciso, simpatia, brillantezza ed espressione del viso non sofferta. Magari sapessi ingannare me stesso come i volontari.
Di testa sono andato meglio del solito. Per la testa non ci sono integratori, devo solo pensare meno ai problemi e più alle soluzioni.
E’ necessario arrivare al via più cattivi e motivati, “à la guerre comme à la guerre”.
A metà gara c’è mancato un pelo che non mi fermassi (ma ho reagito alla grande).
Nel finale mi sono spento di “motivazioni”. Speravo di “rotolare” a valle. Invece c’era ancora da spingere. Non sono più stato “cacciatore” e nemmeno “segugio”… mi sono seduto sugli allori ma era troppo presto per rilassarsi.
E il cuore c’è? Fisiologicamente sì, sempre senza fuori giri e con il cardio montato fino a metà gara.
Ma il cuore emotivo, quello “dell’impeto e della passione” che ti fa superare gli ostacoli o presunti tali, quello non c’è del tutto. E’ una questione caratteriale.
Quando “battezzo una gara” (e visto che ne faccio poche a maggior ragione) la devo onorare e affrontare con il coltello tra i denti, con il cuore e con tutto me stesso.
Non devo vergognarmi di fare le cose “con impeto e passione”. L’ossessione è un’altra cosa, ma ho talmente paura di diventare un “invasato scassaminchia” del trail che mi autolimito e autocensuro in tal senso. Dunque, da oggi, W lo Sturm und Drang!

#JAODERNEIN [Sì o No]
#JA …. Finisher in una gara tosta, quarantacinquESIMO, ritiro alla LUT esorcizzato ma non cancellato.
#JA … Zero Vesciche  e quasi zero dolori, a parte un po’ la giunzione miotendinea del mio bistrattato ginocchio sx (ma solo nel dopo gara)
#JA … Tanta voglia di correre ancora, ma fa troppo caldo e per altri due tre giorni al massimo pedalo un’oretta al tramonto.
#JA … Ottimo recupero muscolare, meno quello neurologico … non ho riposato bene e la testa fatica a tornare multitasking e partorire questo ennesimo report mi risulta più pesante del solito.
#JA … 6 punti ITRA in saccoccia che mi rendono eleggibile per l’Ultra Trail del Monte Fuji che si terrà il 28 aprile 2018 in Giappone. Vacanza in famiglia.
#JA … Tantissime idee, ma anche tanta confusione, su cosa voglio fare da grande.
#JA … Tanta voglia di migliorare
#NEIN … mai più senza famiglia al seguito. A me imparare a fare bene sempre e comunque.
Saprò meglio organizzarmi e gestirmi da tutti i punti di vista, per condividere con i miei bambini e la mia compagna le mie gioie sportive. Non me ne voglia il buon Grippo, cui devo eterna gratitudine per il supporto negli ultimi 20 km di gara, ma la sua presenza non è bastata a colmare il vuoto.
#NEIN …il mio annunciato ritorno alla corsa su strada è rinviato, per l’ennesima volta, a data da definire.


#METABOLISMUSLICH [METABOLICAMENTE]
Il book elenca nel dettaglio fasi, tempistiche, glicemie (rilevazioni manuali con Accucheck Mobile visto che il sensore non è arrivato in tempo nonostante l’ordine con 10 gg di anticipo … ma non cambia niente), sensazioni, stima cho, dettaglio cibo assunto etc.
Ecco alcune mie considerazioni incrociando ricordi di gara e dati trascritti/riconciliati (non escludo refusi e qualche concetto rindondante … Entschuldigung!)

  • #buoncompenso Nel pregara ho voluto gestire il mio metabolismo cercando normoglicemia anche a costo di partire in fase post assorbitiva (con insulina residua) e così garantirmi la necessaria insulinizzazione per assimilare il mio piano integrazioni, che a tavolino prevedeva un minimo di 30 gr di cho pro ora, (ovvero minimo 0,5 cho pro ora pro kg in base al mio peso attuale) a partire dalla prima ora di gara. Il tutto utilizzando cibo dei ristori e integratori al seguito (maltogel, explosive, barretta energetica cho, barretta proteica, miscela da diluire di maltodestrine e sali).
    Le 2 ui correttive a un’ora dalla partenza hanno accorciato un po’ i tempi e nelle prime 6/7 ore di gara ho dovuto un po’ rincorrere le glicemie con qualche tendenza ipoglicemica (Oberbozen, Totenkirche, Tellerjoch).
    #mangiaredipiù… Se guardo ai numeri, vedo che ho integrato meno di quello che avevo pianificato.
    Per i prossimi appuntamenti sui lunghi percorsi proverò a sperimentare un approccio diverso: ovvero rispettare un piano di integrazioni di tot cho pro ora basato su tipologia percorso, stato di forma, insulinizzazione, cicli circadiani, frequenze cardiache etc. e seguirlo a prescindere dalle rilevazioni glicemiche e vedere cosa succede. Sono sicuro che otterrò risposte atletiche e metaboliche migliori e più prevedibili invece di affidarmi alle “sensazioni” e ancor peggio alle “glicemie”.
    Le intuizioni giuste ci sono, e non solo quelle: non sono tuttavia riuscito a integrare in quantità e timing come avrei voluto e dovuto. In più non ho utilizzato tutti gli integratori a mia disposizione in particolare le maltodestrine in gel e il beverone di recupero a base di cho e proteine di certo utile in una prova così lunga e probante per i muscoli.
    La insulinizzazione basale mi garantiva la possibilità di assimilare il cibo che il tipo di sforzo, estremo, prolungato e muscolarmente probante richiedeva. Invece sono solo a quota 0,4 gr di cho pro ora pro chilo. Troppo pochi. E a me pareva di aver integrato più del solito. Devo prestare attenzione non solo a ricordare quello che ho mangiato ai ristori, che poi riconteggio a casa (e faccio una stima tenendo un 10-15% di margine di errore), ma anche ad attualizzarlo in gara. Un modo anche per tenere sveglia la mente mentre gareggi. Segnale di lucidità.
    #consumienergetici … In una prova di endurance estremo di parecchie ore, necessariamente bisogna muoversi in zona 1 con rari sconfinamenti in zona 2 (ovvio che devi conoscere le tue zone ventilatorie). Nonostante ciò, dopo un certo monte ore, credo che i consumi energetici sono slegati dalle frequenze cardiache in quanto queste non esprimono più il reale sforzo profuso.
    I muscoli sono cannibali di zuccheri e lo diventano ancor più quando spingi in salita o provi a corricchiare nei tratti che lo permettono. Appena acceleri, anche se le frequenze restano da lipidico, in realtà stai consumando le tue scorte di glicogeno muscolare a gogo.
    E nelle ultime ore di gara il tutto si moltiplica. E’ la fase più delicata. Perchè sei stanco, fisicamente e mentalmente, ed è più difficile essere lucidi. La insulinizzazione basale va diminuendo (almeno per chi come me è in terapia multiiniettiva basal bolus con lenta serale) di pari passo. Meglio avrei fatto a integrare con più decisione: sarebbero stati di aiuto 50/60 gr di cho aggiuntivi (della mia riserva personale, testati, efficaci e palatabili) magari con un piccolo bolo, in relazione alla basale in esaurimento, ai ritmi più lenti e alla prevalenza di discesa.
    #aminoacidi … Dalle 12/15 ore in su non disdegnerei nemmeno l’uso di maltodestrine miste a proteine per rifornire i muscoli di aminoacidi essenziali. Con doc Vasta ci siamo ripromessi una sperimentazione in tal senso nel futuro prossimo. E che adesso mi devo iscrivere a un’altra ultra?
    #degustibusnonestdisputandum …. Più difficile capire la sostenibilità al palato e allo stomaco del piano integrazioni. Non sempre quello che ti piace al primo ristoro, o nelle prime ore di gara, risulta accettabile dopo 20 ore, così come lo stesso sapore di un gel o di una barretta, la cocacola o la birra analcolica, la pastasciutta o il cioccolato fondente. Unica eccezione: l’anguria fresca, sempre buonissima, di notte, di giorno, con il freddo o con il caldo.
    Ho invece alternato brodo/minestra con la pasta in bianco. Ho avvertito la mancanza di una bevanda isotonica alternativa alla mia miscela di maltodestrine e sali.
    #allacieca … Nelle ultime ore di gara non ho più misurato la glicemia. Mi ero rotto di tutto. Avrei pure dovuto ribasalizzarmi di degludec tra le 20 e le 21 però volevo farlo a fine gara, contando di chiudere entro le 23. Ma poi le cose sono cambiate e non ho realizzato la cosa in tempo. Spiego così l’iperglicemia rilevata a un’ora dalla fine. Mi son distratto un attimo … e zac!
    #chetoni … Visto che in tutte le linee guida per sport e diabete di tipo 1 si nominano questi famigerati chetoni come causa di sospensione immediata o non inizio dell’esercizio fisico, a metà gara (dopo 12 ore, 60 km e 4000d+) ho anche misurato i ketoni nel sangue. Il valore 0,7 ( con glicemia 73 mg/dl) è trascurabile. Mi sono anche confrontato telefonicamente con doc Mario Vasta. Casomai un segnale della cannabalizzazione dei muscoli: insomma dovevo mangiare di più. Altro che chetoacidosi diabetica. Mi sarebbe piaciuto misurare i chetoni anche a un paio di personaggi divelti (e ovviamente non diabetici) che mi stavano seduti vicino alla base vita!

 

#SOZIALNETWERK [RETE SOCIALE]
Chi come me crede profondamente nel valore dell’approfondimento, può sembrare fuori dai tempi nell’era di FB e affini, dove immagini, video, emoticons e brevi commenti stereotipati sovrastano e annullano parzialmente lo stimolo a riflettere, ricercare, discutere e mettersi in discussione.
Per questo motivo, avrei deciso di utilizzare l’opzione che rende “non commentabile” un post sul gruppo FB di DNL quando mi riguarda.
Siccome potrei apparire un po’ “snob” e “analretentive”, come dicono gli anglosassoni, allora facciamo un esperimento. Lascio la possibilità di commentare, ma bannerò i commenti che utilizzano uno degli ashtag qui di seguito elencati. Vediamo quanti ne rimangono…. (Ovviamente un po’ scherzo un po’ no …)

#grande (con una e)
#grandeee (con tre e)
#grandeeeeee … (con più di quattro e)
#complimenti
#tantastima
#invidia
#super
#mitico
#tantaroba
#campione
#seiunaforza
#roccia
#conildiabetesipuò
#top
#idolo
#cheimpresa
#seiunabomba
#mostruoso
#immenso
#evvaiiiii…
#unesempiopertutti
#nonsimollauncazzo
#RIP … a no questo è per quando finirò giù in un burrone, ma comunque sarà vietato. E’ nel mio testamento. NO RIP please!

 

 

ANTEPRIMA SUDTIROL

CRISTIAN AGNOLI • Pettorale nr 3 … segui qui la corsa in realtime dal 28 al 30 luglio > LINK

ROADBOOK “BEST SCENARIO”

Preambolo del “PARACULO” alla mia SudTirol
Scrivo queste note nelle due settimane precedenti la gara per non farmi influenzare dall’esito finale e dunque “inquinare” le prove.
Dovevo fare la Walser Trail, ma poi per questioni logistiche (trasferta più breve e orari di rientro al lavoro) ho spostato sulla SudTirol (1h20 di treno, orari perfetti, partenza h 20 e primo treno della mattina alle 5.00 conciliabile anche con arrivo sul filo del tempo massimo concessomi. H 8 al lavoro!)
Qui a lato un roadbook “previsionale” buttato giù dopo attenta riflessione in versione “best scenario”. Magari lo rispettassi.
A prescindere dai tempi di percorrenza, non mi do’ più del 50-55% di possibilità di essere FINISHER, ottenuta dalla media tra le chance fisiche (80%) e quelle mentali (30%). E non tocco l’argomento “difficoltà oggettiva” della gara, considerata da tutti veramente tosta.
Quest’anno alla prima difficoltà (parlo di stanchezza fisiologica assolutamente sopportabile) ho sempre optato per la rinuncia.
Prima della LUT, alla LUT e anche dopo la LUT: nonostante una avvertita buona forma fisica, ottimo recupero, miglioramento nella gestione delle andature, delle integrazioni, si sono invece acuiti i miei limiti di tenuta mentale dopo le 9-10 ore di uscita. Avverto una sorta di rigetto dopo tale limite temporale, che mi assale all’improvviso e inaspettatamente, anche quando pochi minuti prima mi sentivo felice come una Pasqua.
Nel  trail non si vive di rendita.
Sto cercando di “psicoanalizzarmi” alla come riesce (lucidamente e scanzonatamente) giusto per capire … perchè un po’ di appannamento è concesso.
Non è che a finire le “ultra” diventiamo persone migliori … è solo che avverto piacere nel progettare, preparare e portarmi ai nastri di partenza dei lunghi percorsi, ma poi non riesco a mantenere un livello di concentrazione, motivazione, divertimento (il famoso più chilometri più divertimento di KilianJornettiana memoria …) in grado di farmi “resiliere” fino alla fine. E non importa se vado da solo, in compagnia o se sono in gara. E così non va bene. E c’ho pure una reputazione da mantenere.
Con l’ennesimo lungo chiuso anticipatamente rispetto ai piani solo per “arrendevolezza”,  non ho fatto altro che allenarmi normalmente cercando di arrivare alla prova “carico e concentrato”, ma soprattutto capace di ritrovare l’entusiasmo e la determinazione quando i cattivi pensieri mi assaliranno. Perchè i cattivi pensieri non possono mancare in 24 ore e più di corsa, ma tutto deve fluire.
Saprò morire e resuscitare più volte, come scrivo da tempi non sospetti?
Dopo la LUT sono calato anche nell’attenzione alla gestione metabolica e alla raccolta dati. Altro segnale pericoloso di stanchezza mentale. Solitamente resto sul pezzo di più. E’ tutta una questione di concentrazione.
L’età che avanza invece non mi preoccupa dal punto di vista atletico. I parametri e i ritmi che riesco a sostenere in allenamento mi dicono che ci sono ancora. Quest’anno ho migliorato tutti i miei personali sui “segmenti” e sui “test” di verifica. Ma evidentemente non basta.
Vivo anche un momento di straordinaria felicità personale e famigliare. Tutti sono con me e mi sostengono, i bimbi sono coinvolti, positività ovunque e non riuscire a trasferire il tutto nello sport di fatica mi scoccia alquanto.
Ho veramente bisogno di “risintonizzare” le mie frequenze trail: sono disposto anche a scomodare il “senso di competizione” leggi orgoglio verso altri trailrunner (cosa che ho sempre cercato di NON fare) pur di portare a termine la faccenda.
E’ questione di ritrovare in qualche angolo del mio cervello il grimaldello della “resilienza” che sembra essersi acquattato in pertugi irraggiungibili dai miei recettori.
Da venerdì 28 alle h 20.00 dunque dovrò essere efficiente ma soprattutto efficace.
Il meteo promette caldo, ma con 80 km su 120 sopra i 2000 metri, dovrò affrontare tante situazioni diverse e soprattutto terreni difficili e non veloci.
Ho diviso la gara in 11 “tiri” … come mi piace chiamarli … ovvero il tratto che separa i principali ristori completi: uno alla volta, me li devo gustare, tutti, uno per uno, come si spicca l’acino dal grappolo maturo. E speriamo bene.
Comunque vada NON sarà un successo, ovvero se non finisco non va bene. Accetterò il verdetto della montagna ovviamente … spero però senza recriminazioni e soprattutto con un perchè e un per come, nel bene e nel male.
Mettiamola così: comunque vada non lascerò nulla di intentato! Promesso, parola di lupetto!