“Sardinia on my … MIND!”
Preambolo al cicloviaggio invernale
Notre vie est un voyage • dans l’hiver et dans la nuit • Nous cherchons notre passage • dans le Ciel òu rien ne luit
Gli anni passano, le priorità cambiano, ma a quarantaquattr’anni suonati trovo ancora voglia e motivazioni per esperenziare le mie piccole avventure dell’inutile a colpi di pedale.
La decisione di andare per l’ennesimo cicloviaggio, come tutte le mie scelte del recente passato, è stata molto ponderata e sofferta, NON tanto per l’impegno fisico (piuttosto abbordabile), quanto per il suo SIGNIFICATO: questa mia ennesima conquista dell’inutile era realmente necessaria per la mia felicità senza intaccare i delicati e gioiosi equilibri famigliari; rappresentava un momento di crescita personale e un percorso di conoscenza autentica o una semplice “fuga” dall’ordinarietà?
Da Sardinia on My Mind a Sardinia on my Bike il passo NON è stato breve e non solo per ragioni “filosofiche” e “introspettive”.
Ci sono voluti dieci anni, due figli, una famiglia, una nuova vita professionale, una diversa (im)maturità, per realizzare questa mia traversata.
Proprio dieci anni fa, nel tardo novembre del 2005, stavo pianificando la stessa vacanza, ma dovetti rinunciare per la contestuale diagnosi di diabete di tipo 1 con ricovero “coatto”. Ricordo ancora i carteggi, le mappe e le guide sul comodino della stanza di ospedale, ma alla fine rimandai il tutto a data da procrastinarsi.
Poi di cose ne ho fatte in questi dieci anni, incluse vacanze in bici più o meno lunghe e avventurose, e qualche mese fa mi è passato per la testa che poteva essere “cosa buona e giusta” fare quel viaggio proprio nel decennale del mio “giorno della memoria”. O forse era solo una scusa per convincere la mia compagna a concedermi il permesso: quando la butti sul compassionevole è tutto più facile 🙂
Definita la complessa logistica e constatato che un inverno così mite forse non capiterà mai più da qui alla mia dipartita, all’ultimo minuto ho sciolto le riserve, fissato traghetti e organizzato la trasferta.
Ho usato la stessa mappa, la stessa guida e in linea di massima lo stesso itinerario anche se ridotto in giorni e chilometraggio: la wild card concessami ammontava al massimo ad una settimana.
L’idea originale, cui ho voluto mantenere fede, era quella della traversata da Nord a Sud. La scelta è ricaduta sulla costa orientale che giudicavo paesaggisticamente più attraente e itineristicamente più ovvia, consentendomi un giusto compromesso tra digressioni montane e rotta verso Cagliari, meta finale.
Sbarcato ad Olbia da Civitavecchia, ho raggiunto il punto più settentrionale (Santa Teresa di Gallura) e poi sono rientrato verso sud attraversando la Gallura e il Nuorese, lambendo il Gennargentu e l’Ogliastra, passando per il Sarrabus e seguendo la via litoranea sud-orientale per conquistare Cagliari. Percorso per lo più costiero, ma con l’80% del territorio sardo montuoso o collinare, il dislivello non è mai mancato. Per due volte ho superato quota 1000.
Da Cagliari, in traghetto, sono sbarcato a Napoli per raggiungere la famiglia a Sorrento, nel frattempo qui giunta per le vacanze di Natale.
Le poche ore di luce, la condizione fisica non ottimizzata sui pedali e una lombosciatalgia acuta ma meno acuta in sella, mi hanno indotto ad un approccio soft, senza voli pindarici e senza tappe troppo massacranti. Tradotto in pratica: pedalare dalle 8 alle 16 soste incluse ma possibilmente arrivando prima, senza forzare, senza guardare ai km percorsi, cercando di infilarmi per strade panoramiche e poco trafficate, senza ansia da prestazione, senza paure e scoprendo i paesaggi, gli odori e i colori della Sardegna d’inverno.
In totale ho percorso circa 600 km e poco meno di 7000 mt di dislivello positivo … poca roba, ma sufficiente a farmi sentire ancora un ciclovacanziere coi fiocchi … la formula invernale, da sola, aumenta il fascino di queste mie conquiste dell’inutile.
Quest’anno non ho voluto aggiornare con post in real time il mio cicloviaggio come ho fatto negli anni passati … ho voluto godermelo più intimamente, prendendo appunti sulla mia agendina, facendo schizzi, disegnini, annotazioni per poi, con calma, nelle settimane successive, provare a mettere assieme i pezzi e mantenere fede al mio impegno a resocontare pressoché tutto quello che faccio che abbia un “senso” incluse le note metaboliche (relazionate a parte).
Forse questo mio racconto sarà meno “impulsivo” e “genuino” di altri miei giovanili scritti, ma sperabilmente più essenziale e filante.
Mi sono così concesso la libertà di meglio selezionare quello che voglio ricordare e raccontare.
Al lettore giudicare nello scorrere questo mio diario di viaggio forse fin troppo ragionato.