#racereport by Luisa
08 LUGLIO 2017 – ROSENGARTEN SCHLERN SKYMARATHON
TIRES (BZ) • 44,7 Km + 3000 m
“Non parlare mai di te senza concederti la possibilità di cambiare”
(G. I. Gurdjieff)
Siamo a inizio giugno, ho concluso da pochi giorni l’Orsa Ultra, ed inizio a pensare al prossimo obiettivo…
Rifletto tra me e me… “Ti attira questa Rosengarten, vero Luisa?!…E allora perché non ti iscrivi?! Perché sei convinta di non farcela, di non essere abbastanza brava… Paura di trovarti in difficoltà?!…Bene, mia cara, allora ti iscrivo!” Ecco che una parte di me decide abbastanza celermente.
E’ proprio vero: una parte di me non si sentiva all’altezza di questa competizione, a tratti tecnica e con discese impegnative, nelle quali sicuramente mi sarei trovata un po’ impacciata…
Ma è troppo comodo, cara la mia Luisa, iscriversi a gare il cui esito è prevedibilmente positivo!!!
Il desiderio ancora una volta di mettermi in gioco, di affrontare le mie piccole paure… si perché sono le situazioni tutt’altro che accomodanti che ci fanno evolvere: esse ci mettono nelle condizioni di attivare risorse delle quali non sappiamo l’esistenza o delle quali abbiamo solamente intravisto il bozzolo! Rimanere in situazioni di comfort è troppo agio!!! E allora adesso, Campregher, vediamo un po’ come te la cavi!!!
Insisti, resisti, conquista!
Prima della Rosengarten ho le vacanze al mare con la mia famiglia, quindi faccio l’ultimo lungo prima del 22 giugno ed anche gli ultimi dislivelli. In vacanza mi mantengo attiva ed in forma correndo spesso la mattina a digiuno, alternando lipidici a glucidici. Rientrata dalle ferie faccio in allenamento un vertical e un breve trail a ritmo blando. Muscolarmente ho da circa un mesetto una piccola contrattura alla parte posteriore del quadricipite che però non pare nulla di allarmante.
Il giorno della gara si avvicina, mi sento serena, come sempre. Mio marito si organizza per salire con mio papà per riuscire a vedermi in due punti del percorso.
Le presenze non sono cosa scontata e sono davvero preziose: donano forza. E per questo sono grata che Michele e mio papà mi abbiano seguita in questa giornata speciale.
Desideravo tanto che oltre a Michele ci fosse anche mio papà:
…lui che ride con gli occhi al mio stesso modo,
…lui che senza una parola mi capisce dallo sguardo,
…lui che comunica con me senza tante parole,
…lui che mi ha vista crescere con questo diabete che si è avvinghiato a me così precocemente,
…lui che in tutto questo mi ha vissuta come un’esuberante e allegra bambina, un’adolescente in lotta,
…lui che quasi impotente, nel corso degli anni, mi ha sentita annaspare, cadere, chiudermi, riaprirmi con ottimismo, cercare, desiderare, stancarmi, riprovare sempre con più forza e determinazione,
…lui che mi ha ritrovata donna con la stessa fragilità di sempre ma con una parte diametralmente opposta… una donna dalle spalle forti, dal passo deciso guidato da un’autentica serenità d’animo…
Ci tenevo ci fosse lungo la Rosengarten, lungo alcuni sentieri che proprio lui mi ha fatto percorrere per primo…
La tua bambina adesso è una donna che ha trasformato quello che poteva essere un limite in una risorsa e le mie conquiste di oggi, papà, sono anche le tue!
Sono le conquiste di tutta la mia famiglia e di tutte le persone che mi sono state vicino e mi hanno incoraggiata.
#IL GIORNO DELLA GARA
Sono le ore 4.00 di sabato 8 luglio: suona la sveglia. Mi alzo senza alcuna esitazione e mi preparo per raggiungere Vigolo Vattaro dove ho appuntamento con Irene, anche lei iscritta alla gara. Raggiungiamo Tires e, una volta ritirato il pacco gara, saliamo sul pullman che ci porta a San Cipriano dove alle 7.30 è prevista la partenza. L’aria è fresca ma il cielo è completamente sereno e ciò preannuncia una giornata interamente sotto il sole. Monitoro la glicemia prima dello start, integro. Arriva anche la mia amica Laura in zona partenza con il suo fidanzato Michele Fagnoni: anche lui partecipa alla Rosengarten.
Saluto Laura e con Irene e Fagnoni mi intrufolo tra la gente pronta per iniziare la galoppata.
Si inizia la gara alle 7.30 puntuali percorrendo un magnifico prato in salita per poi entrare nel bosco.
Fino a Malga Hamiger, dove è allestito il primo ristoro, la salita si alterna a tratti corribili e avverto che le gambe risentono di queste repentine variazioni di pendenza. Procedo a buon ritmo, senza esagerare e senza abbattermi mentalmente quando subentra un pensiero poco soddisfatto della mia performance: sono convinta che sia la testa a fare buona parte del lavoro su distanze e sviluppi simili!
Sto procedendo su una stradina sterrata, in salita, spingo con i bastoni, alzo lo sguardo da terra perché sento voci di gente che incita… vedo mio papà in piedi in cima ad un masso: lo riconosco dai baffi, dalla stazza e dalla voce: “Dai Luisa!” Cerco con lo sguardo Michele ma non lo vedo, noto invece altre persone che non conosco. Abbasso lo sguardo perchè la presenza di mio papà mi scatena un nodo in gola. Procedo e in mezzo alla stradina trovo Michele che mi porge una borraccia d’acqua e mi chiede come sto e se ho bisogno di qualcosa. Gli dico che sto bene, che le glicemie sono in campana, bevo l’acqua senza fermarmi. Anche lui mi incita e mi dice che Irene è passata da non più di 10 minuti. Mentre li saluto vedo che con loro c’è anche Laura… non credevo di trovare anche lei! La guardo, non riesco a dire una parola dalla commozione, un cinque, saluto e inizio a corricchiare nel traverso che conduce al Rifugio Roda di Vael. Si inizia a sentire il sole che picchia. Da Roda di Vael salgo a Passo Cigolade e poi affronto molto lentamente la discesa abbastanza impegnativa che conduce verso il rifugio Vajolet. Prima di arrivare al Vajolet ritrovo nuovamente Michele e mio papà. Questa volta sono meno tesa e mi fermo anche per una foto ricordo. Mentre scendo cautamente verso il Vajolet sopraggiunge un signore che avevo oltrepassato in salita e in modo tutt’altro che simpatico mi grida “Beh è il caso che ti alleni per le discese!”…taccio per evitare di insultarlo… Lo riprendo al ristoro allestito al Vajolet, ripartiamo e lo asfalto sulla salita…più visto! (Avrei potuto sussurrargli all’orecchio: “E’ meglio che ti alleni per le salite!” Ah ah ah!!!!)
Si sale verso il Rifugio Passo Principe, qualche nube ci salva dal sole cuocente, il paesaggio si tinge di grigio… Ho memorizzato il percorso e so che mi sto avvicinando al tratto che nella mia testa ritengo maggiormente impegnativo e suggestivo. Dal rifugio Passo Principe si scende per poi risalire a Passo Molignon… tutto ghiaia e roccia… ammetto che l’ambiente mi incute un certo timore… mi sembra di essere in un anfiteatro enorme e vuoto. La montagna che ho di fronte e che mi circonda ha un aspetto regale, importante e severo. In fondo alla discesa tre altoatesini suonano delle lunghe corna: come una bambina scoppio in un pianto silenzioso ed apparentemente immotivato che sembra non avere fine… il grigiore del paesaggio mi mette disagio e freddo… nessuno con cui procedere… la musica che mi fa venire la pelle d’oca… l’eco di alcune voci in lontananza… Sopraggiunge un bergamasco: “Scusa se te lo chiedo ma sono curioso! Cos’è quella roba che hai sul braccio?!” Mi rasserena chiacchierare con qualcuno in questo frangente “E’ un sensore per il monitoraggio della glicemia. Ho il diabete.” E mi chiede cosa devo fare. Brevemente gli spiego: “Devo controllare la glicemia circa ogni ora ed integrare ad intervalli regolari.” Lui piacevolmente stupito: “Beh, oltre alla difficoltà della gara, devi saper gestire anche questa variabile?! Davvero complimenti!” e procede avanti a me…e io do libero sfogo al mio piantino rincarato dalle parole gentili del bergamasco! E penso che si, sono proprio brava perché le glicemie si stanno mantenendo nella norma ed anche la mia gara! In questo modo inizia la salita a passo Molignon. Oltrepasso alcune persone, tra cui una donna. Quella che veniva descritta come la salita più dura, io l’ho affrontata molto bene e senza eccessiva fatica. Riprendo il bergamasco, che prosegue con la conversazione chiedendomi di dove sono e facendomi i complimenti per come affronto le salite. Una discesa conduce al Rifugio Alpe di Tires. L’ambiente si fa nuovamente più aperto, soleggiato e la montagna severa rimane un ricordo. Al Rifugio è allestito un altro ristoro. Corricchio arzilla, nuovamente serena e felice verso il Rifugio. Un tifo pazzesco parte dalla terrazza dove molte persone si stanno rilassando al sole… davvero indescrivibile l’energia che la gente trasmette quando fa il tifo! Riparto e procedo su un sentiero in discesa. Raggiungo altre due donne: una mi stacca, l’altra riesco ad oltrepassarla. Nuovamente una salita che conduce allo Sciliar. Stacco il gruppetto di persone con cui stavo procedendo. Sullo Sciliar corro da sola in mezzo al verde… spettacolare l’ambiente aperto che infonde serenità e spensieratezza. Raggiungo due simpatici altoatesini che mi chiedono di dove sono e scherzando (più o meno?!) vorrebbero il mio numero di telefono…ah ah ah!!! Al rifugio Bolzano anche quelli del Soccorso Alplino, leggendo il mio nome sul pettorale, ridendo mi dicono: “Eh Luisa, ti piace correre con dietro tutti questi uomini!” Ah ah ah!!!
Senza perdere troppo tempo mi rimetto in pista ed inizio a scendere in solitaria. Mi raggiunge il bergamasco: abbiamo capito entrambi che io vado meglio in salita e lui in discesa. Affrontiamo assieme un tratto davvero ostico: ponti in legno impossibili da attraversare velocemente e tratti di sentiero con sassi che rendono difficoltosa la corsa e alta la possibilità di slogarsi una caviglia. Ricomincia la salita, lui mi lascia procedere, lo saluto. Sono consapevole che è l’ultimo dislivello. Accuso il caldo: la temperatura accentua la sete e la fatica. Imposto un ritmo che non mollo. Ultimo ristoro: mancano circa 30 minuti all’arrivo. L’emozione si fa sentire: ormai ce l’ho fatta! Felice, orgogliosa. Ripenso alle mie glicemie che ho mantenuto stabili, a come mi sono sentita bene, alle persone che ho incontrato, alle emozioni che ho vissuto, al giro spettacolare che mi sono regalata. Immagino l’arrivo che tra non molto si trasformerà in realtà, penso che quando sarò arrivata mancherà solamente il mio Elia… ma io lo sento vicino anche se oggi non è qui con me! Il sentiero scende, corro, nessun crampo, nessun dolore muscolare, lo stomaco ha retto tutte le mie integrazioni… ma cosa posso desiderare di meglio?! Ultimi strappi di salita. Nuovamente il sentiero spiana e poi scende. Esco dal bosco e scendo lungo un ripido prato dal quale sale a ondate il caldo. Si vede il paese di Tires: i tetti delle case, la Chiesa vicino alla quale è allestito l’arrivo, sento le voci, guardo verso il paese e vedo giù, appoggiato a un muretto, mio papà che subito mi nota e mi grida: “Dai, Luisa!” Ci sono e mi scappa nuovamente da piangere dalla felicità, accelero e subito l’ultimissimo breve strappo di salita… poi un’altro ripido prato che scende, lungo il quale sbuca Laura che ridendo grida come una matta: “Campregher!!!!” Lascio scorrere le lacrime e subito vedo a lato del prato anche mio marito e Fagnoni che gridando mi incitano. Finito il prato, una curva, pochi metri di asfalto e taglio il traguardo in 8 ore e 5 minuti. Lo speaker “Luisa…Camp…Campregher…Gs Valsugana! Settima di categoria! Sedicesima donna!”
Sopraggiungono tutti. Tutti eccitati e contenti del mio traguardo. E alla domanda “Com’è andata?!” Meravigliata e felice: “E’ andata bene, sono stata bene dall’inizio alla fine, bellissimo, non posso desiderare di meglio!”
Grazie a Michele, al mio papà, a Laura, a Fagnoni e a Irene, per il sostegno, per la vicinanza, per le grida in fase di tifo… per l’affetto che mi è arrivato addosso e mi ha piacevolmente investita.
Grazie al mio amico Cristian, presidentissimo di DNL, che via SMS prontamente mi ha sempre dato qualche piccola dritta rispetto agli allenamenti tra una competizione e l’altra e che mi segue nelle mie avventure con gli amici ed i DOC DNL.
Grazie a Pietro che seppur distante, mi è sempre vicino con qualche simpatico e/o affettuoso SMS.
Grazie ad Andrea, anche lui distante fisicamente ma sempre presente, a modo suo.
Grazie ad Ale con il quale ultimamente ho condiviso qualche allenamento, per la sua spontaneità, disponibilità, pazienza e allegria.
Grazie alle/agli amiche/i che sempre mi sostengono con qualche parola o battuta.
Grazie a me, che con lucidità, autocontrollo, determinazione e consapevolezza ho affrontato anche questa gara davvero indimenticabile, accettando anche quelli che sono i miei limiti…nelle discese!!!!!!!!!!!
“HO IMPARATO A NON AVERE PIU’ FRETTA.
HO INIZIATO AD ESSERE PIU’ GENTILE CON I MIEI PASSI.
DOPOTUTTO, NON C’E’ ALCUN POSTO DOVE ALLONTANARMI DA ME STESSO.
PERCHE’ IO SONO SIA IL VIAGGIATORE CHE IL VIAGGIO.”
R. Panikkar
AL TRAGUARDO: 16^ su 29 donne. 134^ su 193 atleti (M+F) che hanno concluso la competizione.
Concluso in 8 ore e 5 minuti.
“…MI SENTIREI DI DIRTI CHE IL VIAGGIO CAMBIA UN UOMO E IL PUNTO DI PARTENZA SEMBRA ORMAI COSì LONTANO…
LA META NON E’ UN POSTO MA E’ QUELLO CHE PROVIAMO E NON SAPPIAMO DOVE NE’ QUANDO CI ARRIVIAMO…”
M. Mengoni
#METABOLICAMENTE
DM1 dal 1982
Terapia multiniettiva: Degludec (Tresiba) 15 U – Novorapid 1:20 colazione; 1:15 pranzo e cena
Ultima glicata 6.9
Il giorno della gara ho usato il sensore Freestyle Libre per il monitoraggio della glicemia.
NOTE
1) Dal lunedì precedente la gara ho fatto carico di carboidrati ed ho cercato di bere più del solito;
2) A colazione: solitamente il giorno della gara aumento il bolo di colazione di 1 U insulina rapida per contrastare la reazione adrenergica, invece in questa occasione mi sono limitata a 1 U aggiuntiva per correggere il 214 di glicemia poiché ad ore 4.30 la glicemia ha sempre un trend in calando;
3) DOPO LA GARA: non riuscivo a mangiare. Ho sciolto in acqua: R PRO ENDURANCE Pro Action (integratore alimentare a base di amminoacidi ramificati, alanina, arginina e taurina. Vitamine, minerali ed estratto di Tè Verde) + MINERAL PLUS ENDURANCE Pro Action (a base di carboidrati ed elettroliti in polvere solubile, con zucchero ed edulcorante. Bevanda isotonica con aggiunta di vitamina C). Ho diminuito il bolo di insulina rapida perché sicuramente il movimento avrebbe determinato un trend glicemico in lieve calando.
4) A cena: Ho diminuito il bolo di insulina rapida di 1 U perché sicuramente il movimento avrebbe determinato un trend glicemico in lieve calando.
5) Ore 5.50 del mattino successivo: ipoglicemia nella fascia oraria in cui solitamente la glicemia ha sempre un trend in calando. La glicemia è precipitata a causa dell’attività fisica intensa del giorno precedente.