Daniel Normann (33 anni, type 1 dal 2000) … triathleta di lungo corso.
Ecco il “racereport” del suo primo Ironman full distance: Mallorca 2015.
“Un ironman con la cuffia bianca”
testo e foto di Daniel Norman #ditipo1 Milano
Per chi è diabetico (di tipo 1, ndr) e ha avuto modo di partecipare ad una gara del circuito ironman sa che la cuffia bianca è uno dei pochi segni distintivi tra un atleta “senza diabete” e uno “con il diabete”. Per il resto, di fronte ad un ironman, le paure, speranze, dolori e gioie sono le stesse.
Il mio primo ironman è stata l’edizione di Maiorca del 2015. Un regalo che mi sono fatto per aver finito il mio dottorato di ricerca, e dopo circa 5 anni di triathlon con qualche mezza alle spalle, mi sembrava giunto il giusto momento.
Scritta così sembrerebbe che dietro il primo triathlon lungo ci fosse stata anche una lunga preparazione. In realtà il dottorato lo avevo finito a Marzo dello stesso anno e la decisione di partecipare a Maiorca era nata per caso; avevo saputo che alcuni miei compagni del pro patria triathlon partecipavano, e a Maggio mi ero iscritto anche io. A quel punto restavano solo sei mesi per preparare un ironman.
Ciò premesso, a fine settembre, alcuni giorni prima della gara, arrivo a Maiorca con mia mamma (ndr. medico) e gli amici del pro patria Milano. L’atmosfera è fantastica e la città è invasa da triatleti da tutta Europa. Cerco di godere al massimo dell’atmosfera ma inizio a essere nervoso, non solo per la lunga distanza da percorrere, ma anche per la gestione della glicemia (soprattutto nella frazione di nuoto). In allenamento, infatti, non avevo mai sottoposto il mio corpo ad uno sforzo di 10-14 ore e non so cosa aspettarmi.
Il giorno della gara sveglia alle 4:30, colazione alle 5:00. Mangio soprattutto carboidrati e decido di farmi poco insulina (6 unità) per un pasto che a cose normali ne avrebbe richiesta almeno 14. Ho paura di un ipoglicemia durante il nuoto (più difficile per me da rilevare) e non voglio rischiare. Prima di entrare in griglia mi faccio uno misurazione della glicemia (248); un po’ alta ma va bene, in fondo devo nuotare per 3.8 km.
Esco dalla frazione di nuoto dopo 1 ora e 14 minuti, prendo un gel di maltodestrine e salgo in bici. I primi 90 km pedalò bene, riesco a mantenere un 30 km/h di media ma sento che qualcosa non va. Ho molta sete, troppa per una mattina di fine settembre. Decido di fermarmi per misurare la glicemia e mi accorgo di avere 390. Per la paura di un ipoglicemia avevo mangiato troppi zuccheri e, nonostante lo sforzo, la glicemia era salita molto alta. Mi faccio allora 10 unità e mi fermo 15 minuti a bordo strada (un po’ triste, un po’ impaurito e un po’ arrabbiato per aver sbagliato a dosarmi l’insulina). Dopo questa pausa forzata riparto e anche se in modo più lento termino la frazione di bici.
Inizio la frazione di corsa e mi metto la maglietta che avevo fatto fare per l’occasione “DiabetesTri – never give up “(una concessionaria all’orgoglio e alla vanità per fare un ironman con il diabete). Il piano (non troppo ambizioso) è quello di correre 6:00 al km ma presto mi accorgo che anche questo è utopia. Il mio più che correre è jogging. In più ho forti crampi allo stomaco e faccio fatica a mangiare e bere. A complicare la situazione inizio anche ad avvertire una forte ipoglicemia. Non riuscivo a mangiare e dopo tante ore gli zuccheri scendono velocemente. Provo a buttare giù un gel che non fa altro che peggiorare i miei crampi ma per fortuna la glicemia risale. Al km 24 però crollo. Ho bisogno di sdraiarmi e alzare le gambe. Mia mamma per fortuna è presente e mi controlla gli zuccheri e dopo pochi secondi anche lo staff dell’ironman. Tranquillizzo tutti che voglio ripartire e cosi faccio. Sono stremato ma ormai mancano solo 18 km all’obbiettivo. La glicemia per fortuna è stabile e negli ultimi km penso soltanto alla finisch line. A 2 km dalla fine accelero, adesso finalmente corro, vedo avvicinarsi l’arrivo e provo solo a concentrarmi sullo speaker che urla “Daniel, you are an IRONMAN”.
A seguire qualche dato, giusto per inquadrare il “soggetto ignoto”
Daniel scrive nelle note in merito al rapporto insulina/cho: “Sono poco pratico in questo metodo di calcolo. Considero sempre che una unità mi abbassa la glicemia di 20”.
Ndr: W la sincerità. A nostro avviso Daniel confonde il “fattore di correzione” con il rapporto insulina carboidrati da applicare ai pasti. Sono cose che capitano … 🙂