DESTINATION SANPE

CICLOVIAGGIO 9>14 MAGGIO 2021

testo, foto, massime e minime … di Cristian Agnoli

“Think, Ride, Enjoy!”

«Once more into the fray. Into the latest ride I’ll ever know.
Think, Ride, Enjoy … on this day.  Think, Ride, Enjoy … on this day»

[Ancora una volta nella mischia, per l’ennesimo viaggio che affronterò.
Pensa, pedala, divertiti in questo giorno … pensa, pedala, divertiti in questo giorno!]

Il viaggio fuori casa

Cicloviaggi brevi fuori porta: prossimo al mio primo (e unico?) lustro di vita (2021: 100 anni dalla scoperta dell’insulina, 50 anni dalla nascita di Cristian, vedete un po’ voi …) me ne vado fuori di casa per la mia settimana di concessione all’avventura: a zonzo tra valli, laghi e passi minori delle prealpi lombarde. Destinazione San Pellegrino Terme, dove mi riunirò alla famiglia una volta lì giunto. Se non puoi viaggiare verso casa, la casa te la porti alla meta. Invertendo i fattori, il risultato non cambia.
Viaggio in fase post lockdown a riaperture parziali, arrangiato alla come riesce e sfidando il coprifuoco. Traversata consolatoria, alternativa fuori porta ai lunghi percorsi fuori confine: il 71° parallelo può attendere.
Per ora ci dobbiamo accontentare del 46° parallelo che a maggio garantisce comunque 15 ore di luce, un patrimonio di tempo più che sufficiente per procedere con regolarità e progressione, assaporando la gioia di fermarsi dove ti garba, senza timori e paura del bau bau o di morire di stenti per mancanza di acqua, cibo e wifi.
Sempre sui pedali, in solitudine e in autosufficienza, con giusto un paio di tratti assistiti in traghetto.
Sei giorni, cinque notti, tredicimilacinquecento dipiù, seicentocinquanta chilometri, quarantadue ore in sella, quattro campeggi selvaggi, una notte in bungalow, tre mega temporali e una giornata sotto la pioggia. Questi i numeri in lettere di Destination Sanpe.
Ancora a tutto borsoni in assetto teutonico “agèe”, rifuggendo le mode dei frames per telaio. Sempre sulla  mia fida bici in alluminio con le ruote da 27 pollici e mezzo assemblata in California dalla casa delle forcelle a sinistra. Copertoni generosiquesta volta: un pollice e sette modello Country Rock prodotto dalla casa francese dell’omino bianco fatto da camere d’aria di pneumatici che si chiama Bibendum. Il tutto per poter avanzare sicuro anche su terreni offroad.
Purtroppo le abbondanti nevicate invernali e primaverili mi hanno costretto a tagliare ben quattro passi ad alto indice gravel inizialmente inseriti nel mio personalissimo cartellino di viaggio: Passo Tremalzo e Giogo del Maniva via Baremone (gallerie e strade bloccate da neve e frane), Passo di Crocedomini e Passo del Vivione (chiusi per neve).
In sequenza, questa la mia linea spezzata per raggiungere a San Pellegrino Terme.
From East to West: Garda, Lago di Garda o Benaco, Traghetto Torri-Maderno, Valvestino, Passo San Rocco di Capovalle  (1000m), Val Sabbia, Lago di Idro o Eridio, Valle di Caffaro, Passo del Giogo di Maniva (1640m), Val Trompia, Colle San Zeno (1430m), Val Palot, Val Camonica, Gpm Garda di Sonico 1200m, Gpm Cevo (1100m), Val Saviore, Parco Incisioni Rupestri di Naquane, Lago d’Iseo o Sebino, Valico di Solto Collina (489m), Lago di Endine, Valle Rossa, Val Seriana, Passo Ganda (1060m), Val Serina, Passo Crocetta (1051m), Val Brembana (primo passaggio), Val Taleggio, Culmine di San Pietro (1300m), Valsassina, Colle di Piazzo (913m), Valvarrone, Lago di Como o Lario, Traghetto Griante-Bellagio, Lago di Gavirate, Valle San Martino, Colle del Pertùs (1300m), Valle Imagna, Foresta del Resegone (1200m), Fuipiano Imagna, Forcella di Berbenno (692m), Val Brembilla, Colle di Sant’Antonio Abbandonato (986m), Valle Brembana (secondo passaggio), Gpm Frasdanello (512m), Ranch del Piero.
Nomi e località che non suonano familiari come Mortirolo, Stelvio, Gavia e che non hanno nemmeno l’appeal dei più famosi e pittoreschi passi dolomitici, pur lambendo montagne cattive o imponenti come il gruppo del Maniva, l’Adamello e la dorsale orobica bergamasca/lecchese.
Non sono mancati comunque dislivelli e fatiche, rigorosamente su strade poco battute e incontrando gente semplice e genuina.
Segnaliamo per caratteristiche gravel carrarecce e stradelli del versante orientale della Valcamonica, alcuni segmenti sulla ciclabile dell’Oglio, il sentiero dei Forti e la ciclabile della Valtellina nella zona nord del lago di Como oltre all’iconica ascesa, in buona parte sterrata, da Carenno al Passo del Pertùs (8k 650+)
Tra le salite degne di nota: Giogo del Maniva da Bagolino (11k 900+), Colle di San Zeno da Lavone (15k 900+), Passo Ganda da Gazzaniga (10k 700+), Culmine di San Pietro da San Giovanni Bianco (22k 900+), Brembilla-Sant’Antonio Abbandonato (6,4k 600+)

A parte una notte passata in spartano bungalow con doccia bollente, solo luoghi di pernotto non convenzionali in modalità wild camp o bivacco: Roccolo di caccia del Maniva, Chiesa di San Lorenzo in Garda di Sonico, Chiesetta di Santa Margherita di Valsassina, Laghetto del Pertùs.
Luoghi dimenticati da Dio, ma che danno protezione e riparo al pellegrino sui pedali in un maggio dal meteo ballerino. Il tutto raccomandandosi ai santi dei giorni 9-10-11-12-13 e 14 maggio: Pacomio, Ignazio, Nereo e Achilleo, Mattia, Beata Vergine Maria di Fatima, ma soprattutto San Cataldo perchè « quando è il giorno di San Cataldo, passa il freddo e viene il caldo ».
Colonna sonora di questa vacanza la tradizionale radiolina FM per supplire alla carenza di 4G e risparmiare le batterie dello smartphone. Da Radio Valle Camonica a Radio Onda D’Urto, da Nik the Nightfly a Mauro Flora, da Desert Caravan a La Zanzara. Sempre con quel rumorino di fondo delle frequenze che non si ricevono perfettamente. Nostalgico anche qui.
Pasti fai-da-te a base di pane raffermo e zuppe liofilizzate preparate con il fido fornelletto a gas. Non sono tuttavia mancate rare e mirate degustazioni di prodotti d’eccellenza locale, in primis formaggi: si parte col Bagòss, passando per il Branzi e finendo con un ottimo Taleggio di capra.
Fondamentale inoltre la socializzazione con i gestori dei bar per ottenere informazioni preziose, panini succulenti e birrette spinate alla perfezione o, se da asporto, fresche al punto giusto.

DAY 1 _ DOMENICA 9 MAGGIO 2021
GARDA,VR_ROCCOLO DEL MANIVA (BAGOLINO, BS) Q.1180mslm
82K 2000+ (inclusa tratta in traghetto Torri>Toscolano Maderno)

Oggi è San Pacomio Abate, ma soprattutto Festa della Mamma.
Dunque prima si festeggia, regalino e alle 14.00 via sui pedali. Si tratterà in effetti di una semitappa.
8 km fino all’imbarcadero del traghetto delle 14.30 per Toscolano Maderno. Anzi no, avevo letto male, era alle 14.20. Si salpa in zona cesarini, salutando i bambini in lacrime giunti al molo per salutarmi con il traghetto che alza il ponte e se ne va.
Un po’ di malinconia per il mancato abbraccio. La videochiamata non è la stessa cosa. Trenta minuti ad ammirare il monte Baldo. Si sbarca ed ora non ci sono più tratti assistiti. Solo bici muscolare.
A Gargnano si inizia a salire la lunga e panoramica Valvestino. Ben 28 km ai 1000 metri del passo di San Rocco (Capovalle), con un lungo tratto centrale in falsopiano che costeggia l’omonimo bacino artificiale. Peccato per qualche moto di troppo sulla strada, ma anche i motociclisti hanno diritto alla loro dose di libertà smanettando rombanti.
Discesa veloce al lago di Idro appollaiato tra Valsabbia e Val Caffaro. Si aggira il bacino erideo passando per Anfo fino a infilare senza esitazioni la SP 369 di Croce Domini puntando i 700 m di quota di Bagolino, patria del Bagòss.
La variante via Passo del Baremone inizialmente pensata non è purtroppo agibile. Accumuli di neve e frane nei pressi delle gallerie impediscono di percorrere gli ultimi 3 km sterrati dopo il rifugio Rosa.

Gli 8 km fino a Bagolino si susseguono con pendenze dolci. La pedalata è rotonda e senz’affanni. Il bagaglio generoso al momento non mi fa soffrire.
Sosta rifornimento al bar Prada, dalla gestione giovane ed efficiente.  Attraversamento del paese e degli stabilimenti dell’acqua minerale Maniva. Finalmente, si imbocca la stradina che attraversa il ponte Destrone e le indicazioni per il Passo del Maniva. Si comincia a salire più decisi. A tratti con impegno, in ambiente semi antropizzato un po’ decadente, su stretta stradina dall’asfalto vecchio e irregolare. Prima nel bosco in fitta vegetazione poi lasciando spazio a casolari, malghe e cascine.  Raggiunta quota 1100 metri e sbirciato l’orologio, realizzo che è ora di fare acqua e di trovare un luogo atto al mio primo giorno da asceta del campeggio libero. Sfrutto la fontana di una cascina per rabboccare la mia bottiglia da 1.5 litri vuota attaccata alla forcella anteriore, che mi costringe a un ripido e faticoso andirivieni. Proseguendo,  con occhio scaltro, avvisto una radura ben riparata su morbido fondo di foglie in prossimità di un roccolo (costruzione fatiscente adibita a casotto di caccia).
Mi guardo intorno, controllo la situazione e reputo la location perfetta. Poche centinaia di metri più sotto un pandino bianco presidia una piccola malga. Nessuno si accorgerà del mio passaggio.
Rapido montaggio della tenda 5 stelle plus della Nordisk (mod. Telemark 2.2, doppia abside, 1,1 kg 3.000 colonne acqua, dal prezzo folle però, ma sono maniaco di queste cose!).
Allestimento interno con materassino, sacco a pelo e cuscino. Non serve accendere il fuoco. Temperature intorno ai 10-12 gradi, forse più.
A seguire sistemazione borse e borselli, panni ad asciugare. Sfrutto un ceppo di albero di larga sezione come ripiano uso cucina/tavolo.
Qualche moscerino fastidioso tra le foglie non disturba più di tanto la mia cenetta a lume di candela. Sì, quest’anno mi sono portato al seguito un lumino. Ottimo per scaldare la tenda se strategicamente posizionata nell’abside e creare la giusta atmosfera.
Menu: Birra fresca Ichnusa da 33 cc e patatine come aperitivo, a seguire riso al curry liofilizzato Decathlon, un panino raffermo e una buona tisana calda da sorseggiare al buio prendendo appunti, smanettando sullo smartphone rivedendo le foto di giornata e analizzando il percorso disegnato. Connessione 4G ai minimi termini, ma sufficiente per una videochiamata in famiglia.
Panni umidi riposti tra sacco a pelo e materassino. I 36.5 gradi delle temperatura corporea funzionano meglio di una asciugatrice della lavanderia a gettoni.
Buonanotte, radio FM accesa. Radio 3 tanto per gradire.

Spesa del giorno: €6.80 traghetto € 7 bar Prada = totale €13,80

 

DAY 2 _ LUNEDì 10 MAGGIO
125K 3100+
ROCCOLO DEL MANIVA (BAGOLINO,BS)-GARDA DI SONICO (BS) 1200mslm

Notte tranquilla. Qualche fruscio tra le foglie e rumori della fauna notturna che popola i boschi della media montagna.
Alle 7 fuori dalla tenda. Oggi è San Cataldo.
Un’oretta per preparare il tutto, sorseggiando una tazza di caffè americano bollente. W il fornelletto a gas della Coleman!
I panni asciutti, addirittura caldi, indossati a pelle danno una bella sensazione. Al momento il profumo di bucato resiste. Siamo solo alla prima notte.
Un po’ di pane raffermo per colazione e via, mordicchiando una barretta, per la seconda metà della salita fino al Giogo del Maniva. Tornanti con asperità talvolta a doppia cifra. La pendenza media della salita è comunque di tutto rispetto: 8%.
Sempre in solitudine e silenzio. Numerose le fontane. Al bosco i prati delle piste da sci del Maniva Ski. Cielo azzurro e spazi aperti. Le montagne bresciane a 360° gradi. Caplone a est, Blumone a nord, Baremone a sud, Maniva a ovest … più o meno.
Si scollina a quota 1640m. Bar aperto mi ci ficco. Un buon caffè e un’aranciata amara San Pellegrino … per restare in tema.
Oggi i mezzi della provincia di Brescia iniziano la pulizia della strada 345 per il Croce Domini. Sono circa 20 km. Insomma per giugno si passerà. Io vado giù.
Manicotti, gambali e antivento: pronti per la discesa verso Collio, affondando nella Valtrompia.
Al bivio per Pezzaze si svolta a destra. In Valcamonica ci andiamo per il Colle San Zeno.


Salita lunga e dura nella prima parte con il piccolo borgo di Avaro e la sua piccola università.
Sudore e pendenze ardite, alternati a tratti pedalabili, vera e propria camera con vista sul Monte Guglielmo.
Ai 1430 metri si scollina e si trova il rifugio Piardi, oggi chiuso. Qui nel 2011 transitai primo (unica volta nella mia vita) al Trail 3V, per finire, ahimè, poi solo quarto.
Discesa della Valpalot per Pisogne. Primo tratto dal fondo rovinato. Poi si scende che è una meravaglia vista lago d’Iseo. Valcamonica arrivo. Si va verso nord. Devo raggiungere il waypoint fondamentale di questa ciclovacanza: l’omonima località di Garda, che però si trova in terra bresciana.
Resto su strade secondarie, con mangia e bevi mai troppo impegnativi. Non mi gioco la carta ciclabile.
A Nardo seguo le indicazioni per uno dei numerosi siti di incisioni rupestri. Sviso tra stradelli e sterrati che percorro con la mia Slate a pieno carico: per un paio di km esalto le mie doti offroad. Procedo lento e preciso per evitare di sollecitare troppo portapacchi e telaio.
Ritrovato il betume tengo verso nord fino a Berzo da dove inizia il lungo gpm finale che mi porterà prima a Demo e da qui ai 1200 metri e più di Garda di Sonico. Un paio di soste ai bar per rifocillarsi e procurare cibo e bevande per il pernotto “en plein air”.
Il meteo tiene ancora, anche se il cielo si fa sempre più grigio. Le temute piogge si avvicinano.
I primi 4 km seguono la salita per Cevo con ampi tornanti alternanto pendenze tenui e più aspre.


A Demo, quota 700, mancano ancora 7 km e 500+. Si infila uno stradello a sx che porta in loc. Comparte procede nel bosco tra malghe, pascoli e cascine. E’ il percorso della memoria. Bellissimo. Qualche strappo sopra il 15% anticipa gli ultimi 2 km. Si scende un pochino ma da Comparte in poi la salita è spietata e sale sempre con percentuali a doppia cifra spesso sopra il 15%. Trovate finalmente le indicazioni per Garda, porta d’ingresso alla Valmalga e ai rifugi dell’Adamello, ultimo km di salita incoraggiato dal clacson del minipulman di linea che collega Malonno. Foto di rito al cartello.
Entro nell’abitato e nei pressi di una fontana avvisto uno stradino su erba che porta ad un arco e intravvedo una chiesetta. Vado a vedere curioso. Terrazza panoramica, praticello verde e soprattutto una tettoia all’ingresso dove restare all’asciutto. Veloce valutazione costi-benefici e decido di fermarmi qui.
Mi assicuro che nell’attigua abitazione non ci sia nessuno e di non invadere proprietà private abitate. Così è.
Piazzato la bici al coperto, inizio la complessa ma piacevole procedura di accampamento. Tra una birretta e una patatina.
Decido di non installare la tenda ma di dormire sotto la tettoia, così da risparmiarmi l’asciugatura della stessa. Comincia infatti a piovere e le previsioni per l’indomani non promettono bene.
Con il mio sacco a pelo Cotopaxi Sueno da -15°C e il comodo materassino autogonfiante mi garantisco confort sufficiente.
Indossati panni outdoor, mi concedo una breve passeggiata bagnato da una timida pioggerellina salendo fino al piccolo borgo di Garda che devo ovviamente visitare. Vicoli stretti, archi, scale, ciotolati. Silenzio e poca gente in giro. Mi godo l’arrivo del crepuscolo e per sentierino ritrovo la fontana e la mia chiesetta.
Bici e suppellettili sono lì ad aspettarmi.
Un po’ di zuppa knorr e un bel panino croccante prosciutto e formaggio (sempre al bar di prima) sono la mia cena, cui segue un bel thè caldo.
Posizionato il materassino strategicamente per sfuggire ad un sensore crepuscolare che fa accendere un faro (azz, maledetti sensori) mi corico sempre con la radiolina accesa a farmi compagnia.
Stasera Radio Valle Camonica e a seguire Radio Onda D’Urto che trasmette una selezione di indie rock pazzesca. Desert Caravan a seguire propone invece brani di Nirvana, Prodigy e altri gruppi iconici della mia juventude … e dopo mezza giornata passata a pedalare, ora nella mia tenda in assolo mi godo questo momento unico ed irripetibile di eternità. Solo dopo la mezzanotte riesco finalmente ad addormentarmi, rinsavito dagli editoriali di Mauro Fiora e dalla musica alternativa degli anni novanta.

Spesa del giorno: €14 bar Pisogne €5.00 bar Maniva € 6 bar Derzo € 14 bar Demo = tot €39

DAY 3 _ MARTEDì 11 MAGGIO_
90K 1000+
GARDA DI SONICO,BS-RANZANICO BG (LAGO DI ENDINE)

Pioggia notturna, ma ben riparato dalla tettoia della chiesa nemmeno me ne accorgo.
Oggi è Sant’ Ignazio da Laconi.
Mi sveglio piuttosto presto, ma resto coricato a rilassarmi e pensare all’assetto antipioggia e al percorso da seguire.
La pioggia si fa più intensa tra le 7 e le 8. Nel frattempo mi godo la solita tazza di caffè caldo.
Tutto impachettato. Bici pronta. Protezioni aggiuntive antiacqua al borsello anteriore, mentre per le fidate e datate Ortlieb non serve altro: tengono l’acqua che è una meraviglia.
Per me oggi copriscarpe Endura, Pantalone antiacqua 15000 colonne Assos, maglia Ph merinos manica lunga e giacca Dynafit in goretex con cappuccio.
Spiove e decido di partire. Ovviamente niente passo del Vivione o altri colli arditi. Si naviga a vista in attesa delle precipitazioni copiose. Percorro al contrario il tragitto di ieri fino a Demo e da qui, visto che il cielo è grigio ma la pioggia è praticamente inesistente decido di salire ai 1100 di Cevo per poi ridiscendere a Cedegolo, raggiungere Capo di Ponte e dunque il parco delle incisioni Rupestri di Naquane che intendo visitare.
La salita è pedalabile anche se l’ultimo tratto presenta qualche dente che fa male alle gambe. Tolgo il goretex che rimetterò solo una volta iniziata la bella e sinuosa discesa.
Ritrovata la pianura attivo la modalità turista. Per 6 euro accedo al parco delle incisioni Rupestri che visito in circa un’oretta. Unica presenza della mattinata, a parte il personale. L’Orante Camuno, il Cavaliere di Roccia, il Sacerdote che corre … un tuffo nel passato ad immaginare il ritmo del percussore che incideva le lisce superfici di arenaria.
Sono le 11.30 ed è ora di riprendere la marcia. Il Lago di Endine è ancora lontano. Nei miei pensieri c’è la voglia di affrontare almeno un paio di gpm se il meteo lo permetterà.
Dopo un breve tratto di statale mi innesto nella pista ciclabile dell’Oglio e ne resto rapito. Bellissima, immersa nella campagna, attraversa casolari, cascine, siti archeologici con gallerie, ponticelli etc. Qualche svolta complicata nei paesi per ritrovare gli innesti, ma devo ammettere che questa è una ciclabile vera. In realtà va da Brescia fino al Passo del Tonale.
La pioggia si fa sempre più intensa mentre entro in provincia di Bergamo. Pedalo sulla statale per Lovere, a tratti trafficata, e il diluvio mi avvolge.  Così resterà per il resto della giornata. Abbandono ogni velleità da grimpeur e mi metto in modalità finisher.
Nel mio guscio sono al calduccio e le 20000 colonne dichiarate si sentono, Ovviamente la pioggia torrenziale supera le capacità di tenuta della giacca dello slogan No pain No Gain, ma riesco sempre a mantenere la temperatura corporea stabile e pedalo con energia. Le rocce e le gallerie della litoranea sebina mi aiutano a ripararmi dall’acqua e giunto a Riva di Sotto non ho dubbi. Il passo di San Fermo, con i suoi 1000d+ non è affrontabile in queste situazioni. Puntiamo al lago di Endine per la via più ovvia e abbordabile: Solto Collina, quota 450 circa, si raggiunge in 4 km anche qui con qualche strappetto micidiale al 12%.
Poi è tutta discesa e tra bombe d’acqua e qualche schiarita arrivo a Endine prima e finalmente a Ranzanico dove individuo immediatamente il campeggio La Tartufaia. Scalo la ripida “pontara” che porta all’ingresso. Il titolare Roberto mi aspetta e mi conduce subito al bungalow senza nemmeno chiedermi se voglio piantare la tenda.
Spartano e basico, ma con l’acqua bollente e un bel fornello a gas per scaldare le mie pietanze.
Docciato, mi rimetto in assetto antipioggia per raggiungere a piedi e per sentiero il centro storico a circa 1 km e 150d+. Nel piccolo ma rifornito negozietto faccio incetta di prelibatezze e rientrato nella mia casa mobile non ne usciro più. Tutto a stendere ed asciugare, un comodo letto ma sempre avvolto nel mio sacco a pelo Sueno.
Due birre da 33 cc forse sono troppe, ma oggi me le sono guadagnate anche se ho percorso solo 90 km e 1000+.
Un materasso stasera ci sta, ma da domani si torna in modalità senza tetto.

Spesa del giorno: € 35 bungalow + €14 spesa Ranzanico + €6 ingresso museo Naquane= totale €55

DAY 4_ MERCOLEDì 12 MAGGIO_
130K 3100+
RANZANICO, BS- CASARGO, LC (850mslm)

Anche stanotte ho fatto fatica ad addormentarmi. Non è una questione di location. Tenda, Bivacco o Bungalow che sia … la mia testa pensante non smette di frullare … e prima dell’una non si va a riposare.
Sbircio fuori dalla finestra … il cielo è azzurro e il lago di Endine è piatto. San Cataldo ha fatto il miracolo, ma con un paio di giorni di ritardo? Oggi intanto festeggiamo i santi Nereo e Achilleo. «Questi santi hanno disprezzato il mondo perchè aspiravano a beni migliori ed eterni».
Alle 8 la bici è pronta ma 45 minuti di conversazione con Roberto su massimi e minimi sistemi mi portano a lasciare il camping la Tartufaia solo alle 8.45.
Prima variante la salita panoramica per Ranzanico, così come suggeritomi dal gestore-ciclista.
Facile ma non troppo con alcune punte a doppia cifra.


Mi innesto nella SP 40 della Valle Rossa dove invece le pendenze sono dolci e pedalabili, perfette per il cicloviaggiatore a pieno carico.
Discesa in Val Seriana. Sbrigo la pratica traffico di Gazzaniga e mi infilo subito per la salita ai 1060 m di Passo Ganda. Ascesa da non sottovalutare con molti segmenti sopra al 10%. Sole e freschezza mi consentono di affrontarla piuttosto agevolmente tra scatti sui pedali e scatti fotografici.
Al passo ritrovo giovane “graveller” imberbe con cui scambio quattro chiacchiere dimenticandomi di fare la foto di rito allo scollinamento (unica foto di gpm che manca nel mio archivio fotografico … mannaggia!).
L’attraversamento della Val Serina è un susseguirsi di mangia e bevi con brevi risalite dalle facili pendenze.
A Serina centro sfrutto la locale bottega, già presa d’assalto dai lombardi imbruttiti in fuga: riesco a ottenere un panino biscottato (pane fresco finito!!!!) con roastbeaf, un pacco di Tuc e mezzo litro della bevanda gassata di colore scuro della compagnia che ha sede ad Atlanta e continuare in direzione Dossena che raggiungo dopo aver guadagnato il passo Crocetta  (quota 1051).
“Mercatorum e Priula – vie di migranti, artisti, dei Tasso e di Arlecchino” recita un cartello.
Bellissima discesa su strada minore fino a San Giovanni Bianco. Primo passaggio in Val Brembana. La mia meta finale è pochi chilometri più a sud. Ma oggi si prosegue verso ovest.
Imbocco la val Taleggio, di cui scopro la bellezza delle gole a me sconosciuta. Gpm lungo e pedalabile nella prima parte, diventa poi duro nella seconda parte con alcune rampe hors categorie.
Un primo temporale mi costringe ad indossare l’assetto antipioggia, per ritrovare il sole nella seconda metà.
Gli ultimi km sono pressochè pianeggianti su stretto stradino nella conca del valico. Poco traffico, rari ciclisti e qualche motociclista.
Sosta obbligata al rifugio con panino, birra e aranciata San Pellegrino rigorosamente consumata all’esterno.
Sole velato da qualche nuvola obbliga a indossare manicotti e mantellina.
Ora picchiata per la Valsassina al cospetto delle Grigne.
Il cielo si fa sempre più grigio. Infilo la fantastica ciclabile con ponticelli e cascate. Punto Taceno come obiettivo per poi attaccare la salita verso Premana e successivamente capire dove mi porteranno oggi le gambe.
Brillante e vigile pedalo rotondo ammirando il paesaggio e le vette circostanti.


La pioggia inizia a cadere leggera e muta presto in diluvio. La veranda del bar del Centro diventa la mia base vita. Approfitto per uno snack, uno sguardo alla mappa e soprattutto per la spesa al vicino negozio di alimentari.
Tre quarti d’ora di stop forzato ma fondamentali per decidere la strategia di pernotto odierna.
L’idea era quella di concedermi un campeggio sul lago di Como, ma quello aperto più vicino mi costringerebbe a pedalare almeno fino alle 21.30. Attacco la salita pimpante, mentre spiove e il sole fa capolino tra le nuvole.
Il piano B è quello approvato e consiste nel guardarmi intorno ed entro massimo un’ora trovare un luogo adatto al campeggio selvaggio.
Giunto a Casargo resisto alla tentazione dell’albergo Alpino, aperto e con profumi di stufato che invadono la strada. Alla locale fontana riempio la bottiglia da 1,5 litri di acqua completando così il mio status di cicloviaggiatore autosufficiente. Incedo agile e appena uscito dal paese avvisto la chiesetta di Santa Margherita, giusto una cinquantina di metri dentro un prato.
L’ingresso con tettoia protetta da due archi, una scalinata ottima come seduta per la cena e riparata da vento e pioggia per posizionare materassino sacco a pelo e bici lontano da sguardi indiscreti.
Il luogo subito mi appare un po’ umido e opprimente, ma effettuata una veloce perizia tecnica e mentale, decido di posizionarmi qui e anche stasera sfruttare ripari naturali senza piantare la tenda.
3100d+ possono bastare e domani penseremo a circumnavigare il lago di Como e conquistare il waypoint iconico di questa ciclovacanza: lo sconosciuto passo del Pertùs.
Altra serata protetto da santi e chiese. Per un laico impenitente come me quasi un sacrilegio.
Mi sistemo con calma, posizionando attrezzatura ed equipaggiamento.
Birretta, patatine, zuppa. Cosa chiedere di più?
La radio è accesa, ma sinceramente non ricordo su quali frequenze mi sono sintonizzato.

Spesa del giorno: Serina negozio alimenari €7 + rifugio San Pietro €11 +  bar Taceno €4 + negozio alimentari Taceno €9 = totale €31

DAY 5_GIOVEDì 13 MAGGIO_
130K 2000+ (include tratta traghetto GRIANTE-BELLAGIO)
CHIESETTA DI SANTA MARGHERITA DI CASARGO-CAPPELLA ALPINA PASSO DEL PERTUS

Oggi Beata Vergine Maria di Fatima.
Si parte dagli 800 m di quota, visto che ho interrotto la scalata a 3 km dalla vetta.
Supero il viadotto del Ponte Margherita e al bivio per Premana, infilo la stretta statale SP 67 della Valvarrone. Subito in discesa ma cui segue una risalita di 4 km da Pagnona per scollinare e arrivare in discesa a Tremenico
Lavori in corso, strettoie, asfalto rovinato. Zona di miniere, un po’ decadente, ma assolutamente affascinante.
Con calma affronto i primi tornanti in discesa per poi lasciarmi andare quando all’ombra del bosco si passa al sole che mi scalda per benino.
Lago di Como in vista. Punto Dervio che raggiungo baldanzoso. In un bel negozietto-bar approfitto per caffè e spesa del giorno con due panini, uno al taleggio di capra, l’altro al prosciutto.
Tratto di lungolago meno trafficato del previsto e parecchi ciclisti che sfrecciano come saette.Oggi tappa dal profilo altimetrico meno impegnativo. Opto per svisare tra sentieri e sterrati del lago di Como settentrionale. Imbocco il sentiero dei Forti, bypassando la segnaletica per la ciclabile della Valtellina. Breve ma intenso con 500 metri di single track e alcuni tratti che obbligano a spingere la bici a mano.
Poi di nuovo sterrati battuti, pascoli, maneggi, cascine. Verde e azzurro. Sole.
Mi reinnesto sulla ciclabile direzione Chiavenna fino a ritrovare l’asfalto e la litoranea.


Abituato alla solitudine delle valli lombarde dimenticate, mi devo allineare alla antropizzazione e ai veicoli a motore. Segnali di risveglio con alberghi e campeggi aperti. C’è troppa gente in giro, stare a casa no? Se continuate così a settembre ci rinchiudono tutti? E se ti fai male giusto che ti paghi i soccorsi o fanno bene a lasciarti lì!
Sembrano passati secoli, e invece adesso tutti fuori, restoacasisti in fuga, negazionisti, filogovernativi, sciallati: tutti più o meno inconsapevolmente alla ricerca della libertà perduta, ma pronti a puntare il dito contro chiunque provi semplicemente a …. vivere!
E io pedalo, solo, in doppia dose Pfizer dal 10 aprile 2021, addentando finalmente il buonissimo paninazzo al prosciutto.
La litoranea del lago di Como attraversa località turistiche con campeggi, imbarcaderi e porticcioli, ville curate e giardini fioriti. Qualche passaggio su ciclabile per bypassare le numerose gallerie.
A Griante un’ora di attesa per il battello. Sole che picchia in testa e un po’ mi rintrona.
Sbarcato a Bellagio sono tentato dall’ascesa al Ghisallo, ma bollettino meteo e tempi di percorrenza mi inducono a proseguire per il percorso costiero originale. Il Pertùs resta l’obiettivo primario. Non c’è museo del ciclista che tenga, e poi ci sono già stato.
Dopo un paio di lunghissime gallerie, buie ma rinfrescanti, arrivo a Lecco. L’abbassamento della temperatura corporea mi ha rigenerato dal sole cocente. Nuvole all’orizzonte mentre procedo sulla ciclabile del lago di Gavirate.
Attacco la salita per Carenno in quel di Calolziocorte. Già sui primi tornanti una timida pioggerellina mi accompagna ma già dopo i primi 4 km sono costretto a indossare l’assetto antipioggia.
Salgo regolare e in spinta. Sverniciato da un ciclista con bici elettrica, vengo però incoraggiato da un signore dal balcone: avanti così, non cambiare, continua con la bici muscolare!
La pioggia va e viene, con forti scrosci. Arrivo finalmente a Carenno. Prima di imboccare lo sterrato mi dirigo in centro per approvigionarmi di solidi e liquidi. Trovo un bar aperto dove entro per una birretta e qualche prodotto da asporto. Appena in tempo prima del diluvio universale. Passerò circa un’ora qui fermo prendendo appunti nella veranda coperta ben vestito per non congelarmi.


Il gestore sembra scettico sulle mie chance di raggiungere il passo per la vecchia carrereccia con questo meteo. Io mi premuro di assicurarmi un posto letto sotto la veranda al bisogno.
Nel frattempo birretta, aranciata, qualche cioccolatino e un pacchetto di patatine mentre prendo appunti e controllo il percorso su google maps, per una volta rinunciando alla mappa cartacea.
approfitto anche per ricaricare i dispositivi elettronici così da garantirmi maggior autonomia e indipendenza dalla powerbank. Sconsolato assisto al continuo scrosciare. Un caffè allora per schiacciare l’attesa, mentre in tivù mi godo l’arriva della tappa del giro d’Italia.
Allungo l’occhio e noto che non piove da qualche minuto annunciando agli avventori del bar la mia decisione: parto alla conquista del Pertus. Casomai entro le 20.30 sono di ritorno.
Sui pedali, imbocco la via per gli impianti sportivi che sale tortuosa su asfalto nei primi 2 km, diventando sterrata “da quella casa gialla lassù”, come mi aveva indicato un gentile signore dai capelli bianchi. Le gambe sono piene e affronto i tratti duri con inaspettata brillantezza.
Degli otto km di ascesa con 600+, più di cinque sono sterrati. Una jeeppabile, a tratti sassosa, su cui mi destreggio meglio del previsto anche quando qualche masso viscido vorrebbe impedirmelo. Sempre in sella senza mettere il piede a terra. Incredibile la trazione dei miei Michelin Country Rock.
Il sole spunta tra le nuvole spazzate via dal vento e godrò di 45 minuti di piacevole ed estasiante pedalata in modalità gravel che ricorderò per i prossimi anni.
Nei tratti più impegnativi mi alzo sui pedali e mi concentro per non perdere l’equilibrio e passare nei punti meno ostici. Gli ultimi 2 km si fanno più semplici ee il fondo diventa di brecciolino dove inizia il sentiero Paolo VI.
Cielo azzurro, colori bellissimi. La pioggia un lontano ricordo. Pedalo sempre brillante, ma soprattutto felicissimo.
Arrivo in cima dove non c’è anima viva e tutti i locali sono chiusi o con cartello “cedesi attività”.
Il piccolo laghetto circondato da prato verde nei pressi della Cappella Alpina è perfetto per installare la mia tenda.
Grazie alla mia pinza multiuso riesco pure a recuperare da un rubinetto sigillato di una seconda casa l’acqua necessaria per cucinare e dissetarmi.
Stendo i panni ad asciugare sulla recinzione in legno e con metodo e pazienza posiziono la tenda al mio meglio.
Niente birra, me la sono bevuta al bar, ma un ottima tisana e una lattina della bevanda gassata prodotta ad Atlanta.
Auto di passaggio con qualche curioso che si ferma pochi minuti ad osservare il paesaggio in questi giorni di ritrovata libertà. Un paio di motociclisti, un pandino del malgaro della baita poco più sotto. A seguire coppia con cane, Dante, rigorosamente senza guinzaglio, pronto ad azzannare il mio panino al formaggio, a zampettarmi addosso tutto infangato e ogni altra cosa che infastidirebbe chiunque tranne il cicloviaggiatore impenitente che fa finta di nulla e anzi sorride, fa buon viso a cattivo gioco mentre la padrona con vocina stridula e insoppportabile continua a chiamare “Dante! Dante! Dante!”, ma il cane se ne frega e continua a gironzolarmi attorno simpatico ma fastidioso.
A conclusione della serata gruppetto di ragazzotti della bergamasca in Ford Fiesta con cerchi in lega e alettone,  musica a tutto volume, bestemmie, qualche pota, birre etc. Per fortuna si fermano solo una ventina di minuti e in sgommata ripartono verso casa.
Dalle 21.30 tutto tace.
Un ultimo sguardo all’orizzonte con viste spaziali su lago di Como e Orobie.
Nella abside della mia Nordisk il fornelletto scalda la zuppa.
Arriva il buio. Rispolvero la candela per fare atmosfera.
Mi infilo nel sacco a pelo. Faccio come sempre fatica ad addormentarmi, ma la selezione musicale di Nick the Night Fly è di ottima compagnia per il cicloviaggiatore insonne. Connessione 4G assente. A malapena riesco a mandare un sms a casa: tutto ok!
Laghetto del Pertùs raggiunto. Nella mia tenda mi sento l’uomo più felice del mondo.

Spesa del giorno: € 11 alimentari Dervio + €5 traghetto + € 14 bar Carenno =totale €30

DAY 6_VENERDì 14 MAGGIO_
88K 2000+
PERTUS-SANPE FRAZ. FRASDANELLO (Ranch del piero)

Oggi ultima tappa, o meglio semitappa, visto che prevedo di arrivare a metà pomeriggio. Sveglia comoda e soprattutto preparativi lunghi. sono in sella solo verso le 9.30.
Sempre sia lodato San Mattia Apostolo, discepolo che insisteva massimamente sulla necessità di mortificare la carne reprimendo i desideri della sensualità… mah?
Dopo una lunga serie di scatti con luce, colori e viste a dir poco straordinare, pedaloro ora di nuovo a pieno carico.
Sono in Valle Imagna e mi affondo in discesa via Valsecca fino a Selino Basso. Sosta al bar per un primo rifornimento.


Da qui salita via Rota d’Imagna fino a Brumano, antico presidio di confine tra la provincia di Bergamo e di Lecco, giusto sotto il Monte Resegone.  In uscita ci si addentra nella omonima foresta su stretta stradina dal fondo rovinato fino allo scollinamento posto a 1200 metri di quota circa. Io lo affronto per ben due volte, visto che sono dovuto tornare indietro alla fontana di Brumano avendoci dimenticato il telefono cellulare.
Risalita dunque ma poi discesa a Fuipiano, il tetto della Valle Imagna.
Picchiatona a valle fino a Ponte Giurino. Provvidenziale sosta in bar pasticceria.
Segue il gpm di Berbenno, facile ma non banale, per scollinare e arrivare in Val Brembilla e di qui, su indicazioni dell’amico Pietro, affrontare l’impegnativo GPM hors categorie di Sant’antonio Abbandonato. La voglia di arrivare è tanta, anche perchè nel frattempo Monica e i bambini si stanno muovendo alla volta della Val Brembana.
Anche questa volta il signore ha guardato in giù e mi ha rifornito di forze inaspettate che mi consentono di conquistare il duro colle a quota 1000 metri con piglio deciso e grinta.
Caffè al passo e giù a bombazza fino a Zogno dove incontro Pietro e poco dopo la famiglia qui auto pervenuta.
Baci e abbracci prima di separarci nuovamente e concedermi l’ultimo gpm di questo breve viaggio. Avanzo sulla ciclovia della Val Brembana fino a imboccare la salita per Frasnadello, 2 km al 10% fino al  gpm posto a poco più di 500 metri di quota.
Dondolante sui pedali ma ancora in azione efficace porto a termine questo mia ennesima “soloride”. Poi sarà devastazione tra birra a profusione e mangiate inenarrabili al Ranch del Piero, il suocero dell’amico Pietro, gran anfitrione e host che ci ha coccolato nei successivi due giorni.
Recuperato bene lo sforzo fisico, mentre ho fatto più fatica a gestire il recupero dei terzi tempi.
Destination Sanpe completed! Devastation Sanpe pure!

Spese del giorno: Bar Selino € 6.00, Bar Ponte Giurino € 11, bar S.Antonio 2€ = totale € 19
TOTALE SPESE CORRENTI DI VIAGGIO: 174 €

Viaggio in bici quanto mi costi!

6 tappe, 5 notti: 174 € di spese complessive (29€ al giorno). Apparentemente vacanza in bici modello sostenibile e “low cost”. Ma attenzione, il valore totale in equipaggiamento di qualità a prova di diluvio universale “unsustained” del nostro Cristian richiede un investimento di qualche migliaia di euri (vicino alla doppia cifra, bici inclusa).
Provate, anche solo mentre pedalate per la vostra uscita domenicale, a fare il conto del valore del vostro outfit  e vedrete che esce una cifra a tre zeri o giù di lì (casco dal design accattivante, occhiale fico di ultima generazione, maglia PH di gamma alta, intimo, manicotti, bib dal fondello a prova di emorroidi, calzino, scarpa giusta, guscio in goretex o assimilabile, manicotti, gambali, GPS, cellulare con komoot, powerbank per ricaricare il cellulare con app komoot sempre aperta, set di riparazione per forature, barrette/gel, auricolari per la musichetta, frames vari, lucetta di emergenza, qualcosa di inutile comprato in più, buff/cappellino… se non ci sei arrivato è perché non hai con te la Go-pro per i video emozionali ma, appena ti fermi al bici grill, spendi minimo altri 25€ e ci sei).
Buona parte dell’attrezzatura ovviamente ha durata pluriennale, ma ciò detto e senza addentrarci in questioni di logorio, obsolescenza, ripartizione dei costi su più anni (roba da “raggionieri con doppia G”) l’assetto “totale autosufficienza” ha un impatto economico notevole che conviene sostenere solo se l’intenzione è di intraprendere un discreto numero di cicloviaggi, sempre se ci si può permettere, o semplicemente piace, pedalare a pieno carico, dormire nei boschi, lavarsi alla meno peggio (o non lavarsi), cucinare zuppe nel pentolino, piazzare e togliere l’accampamento tutti i santi giorni con le relative operazioni di routine non sempre gradite al ciclista di endurance.
Altrimenti conviene partire vestiti di tutto punto con lo spazzolino da denti sul manubrio e lo smartphone in modalità G-Pay abilitata e, a fine tappa, entrare con la bici direttamente nell’hotel con spa, sfruttare il servizio lavanderia e nel frattempo, dopo la doccia bollente di minimo trenta minuti provando tutte le essenze profumate in dotazione, indossare accappatoio e ciabattine offerti nel pacchetto e godersi il luculliano buffet-aperitivo rigorosamente servito in stanza.
E se manca qualcosa, c’è sempre il servizio personal shopper che ti recupera il capo di abbigliamento richiesto nel vicino negozio di articoli sportivi che di solito nelle località turistiche ha prezzi fuori di testa.
Anche senza giungere a iperbole così estreme e volutamente provocatorie, il muoversi per più giorni in “assetto leggero”  comporta esborsi non inferiori ai 150 euro al giorno salvo ulteriori spese da imprevisti e in funzione di quanti birre, panini, pizze si consumano ad ogni sosta.. E il ciclista è un tubo digerente senza fondo.
Considerazioni spicciole ma che ci fanno intuire come la scelta del viaggio sui pedali non significhi necessariamente risparmio rispetto a una vacanza a Ischia di due settimane in bassa stagione con trattamento pensione completa a 400 euro viaggio incluso, ovviamente serviti, riveriti e ingozzati.
Pertanto “codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.

The Philosopher

Caro Rider di ogni dove, credo e tendenza ciclistica,
rilassati e inizia il tuo viaggio lento, alla scoperta di luoghi e scorci poco noti e dimenticati.
Guarda il paesaggio e pensa a come è stato trasformato nel tempo dall’uomo.
Ascolta i suoni della natura che ti circonda.
Osservati intorno e lascia vagare la mente, non avere fretta: la luce gioca un ruolo importante nell’ammirare uno scorcio. Non ti spazientire se la giornata è brutta, piove e l’orizzonte è grigio.
Puoi sempre tornare: il mondo è di chi resta ma anche di chi, per sua fortuna, sa ritornare.
A te decidere se optare per la formula “teutonica” da 20/30 € al giorno ma con bici da 30 kg a pieno carico e medie di percorrenza intorno ai quindici chilometri orari o quello “new gravel generation” da 200 €/die con peso bici e frames inferiore ai 15 kg e media oraria prossima ai trenta all’ora indipendentemente dal dislivello.
Alla fine di ogni tappa, che tu sia avvolto nell’accappatoio profumato da hotel stellato o infilato dentro un sacco a pelo “puteolento” in assetto di toletta precario, ciò che conta veramente è sentirsi beatamente felice, ripensando al proprio viaggio, ai luoghi scoperti o riscoperti, al ritmo del pedalare, ai giochi di luce e alle foto iconiche scattate indossando i fantastici capi Ph Apparel.
E se ti sei perso qualcosa, lo ribadiamo, hai la consapevolezza che puoi sempre tornare indietro e ripartire.

“Ogni uomo si accorge un bel giorno di essere suo padre e suo nonno e che questa è l’unica immortalità possibile!”
(
E. Flaiano, Diario Notturno, 1946)

E aggiungo con vena “philosopher”:
“Siamo di passaggio ed esserne consapevoli senza dare di matto è l’altra forma di eternità possibile!”
Ma veramente la felicità è reale solo se condivisa? “Soloride” o “Ride Together”?
Pensa, pedala, divertiti! La felicità è felicità. Punto!
Si conquista imparando a guardarsi intorno e un po’ anche interiormente, incidendoti sul petto la pace nel cuore, come facevano i camuni con il martelletto sulle rocce di arenaria della Valcamonica!
Pochi ci provano, ancor meno ci riescono.
Think, Ride, Enjoy!

Type 1 Philosopher

Dopo un periodo di pausa, torno a “filosofeggiare” di diabete di tipo 1. Come il virologo Galli annuncio sempre il mio ritiro dalle scene e dopo 15 giorni torno a ricordarvi che dovete morire.

Qui sotto lo specchietto riassuntivo delle tappe, dei fabbisogni insulinici, dei rifornimenti di carboidrati (fueling), delle misurazioni glicemiche e dei chetoni, utilizzando il dispositivo Abbott Freestyle attualmente in dotazione come da piano terapeutico fresco di rinnovo. 

Lo specchietto è esaustivo per chi ha la pazienza di leggerlo e analizzarlo perdendoci un po’ di tempo. Se cercate post brevi su FB e commenti tipo “Grande”, “Top” etc. questo articolo non vi si addice. E’ colpa mia ovviamente che non so sintetizzare in una emoticon sei giorni di gestione metabolica.
Time in range appena accettabile con troppo tempo sotto i 70, anche considerando qualche valore basso non realistico segnalato dal tracciato del sensore.
Sono in una fase di perdita di peso e modificazione della mia composizione corporea ancor più accentuata dalla mole di attività fisica di questa 6 giorni.
Ho abbassato troppo poco e troppo tardi la basale anche in considerazione dei tempi di adattamento della basale Tresiba / Degludec.
La media pro ora dei miei fabbisogni energetici è quella che mi appartiene storicamente per cose di questo tipo: lunghe, senza fuori giri, impegnative dal punto di vista altimetrico. Tuttavia in qualche occasioni ho dovuto integrare con un timing diverso da quello prospettato. Ovvero ravvicinare integrazioni importanti. Defensive eating a livelli accettabili nel dopo tappa. Anche qui dovrei avere memoria storica per alzare subito da 1:10 a 1:30 il mio rapporto insulina carboidrati.
Morale comunque alle stelle. Si può sempre migliorare. Siamo qui per questo. Il mio vissuto di raccolta dati e uso della testa mi permette anche alla soglia dei cinquant’anni di destreggiarmi senza troppi patemi nel complicato mondo del diabete di tipo 1, degli aggiustamenti insulinici e del fueling a base di carboidrati. La glicemia al polso al momento non ce l’ho, ma ho il polso della situazione sotto controllo e temo il giorno in cui spegnerò il cervello perchè avrò la glicemia al polso e relative freccette e riterrò di poter fare a meno di ragionare e semplicemente mettere dentro carboidrati in base alle glicemie in real time.
Insomma mantenere valori di glicemia sotto controllo non dovrebbe essere paragonato ad avere sotto controllo le nostre scorte energetiche, ma casomai a far si che quella serie di complicati e affascinanti meccanismi che contribuiscono al nostro metabolismo energetico funzioni correttamente, in primis per noi uomini di endurance, bruciare grassi e rifornire di glicoceno i muscoli.
Ma l’intento di questo articolo era più filosofico e meno terreno. Quindi mi fermo qui .. disse il dottor Galli. E non mi risentirete mai più! Fino al prossimo report, ovviamente!

Augurando a tutti gli affezionati lettori una buona giornata.